Aiutare il povero
“Aiutare il povero, questo il grido di Papa Leone XIV, aiutare il povero è questione di giustizia, prima che di carità”. Mentre pronunciava queste parole, nel parco di Villa Pamphili, a Roma, veniva trovato il corpo di una neonata di sei mesi, uccisa. Strangolata. Poco distante, coperta con un sacco di plastica, il corpo in decomposizione della madre. Vivevano tra i cespugli. Unico riparo un telo da tenda. Madre e figlia, abbandonati, lasciati soli da una umanità ormai alla deriva.
La corsa al riarmo, assorbe ingenti risorse, tolte agli interventi sociali. Armi. Sempre più armi. I soldi ci sono per le armi. Siamo vicini alla terza guerra mondiale, tra l’indifferenza della politica, dei governi, della Europa. Bombe. Su Gaza. Bombe su l’Iran. Bimbe su Kiev. Bombe in Africa, in India e ovunque. Tutti sono armati fino ai denti. Mentre sotto i denti dei bambini non c’è pane, non c’è latte, non c’è acqua. Per la piccola neonata strangolata a Roma c’erano solo i cespugli, unico ricovero tra le immondizie. Soli. Soli e abbandonati a morire di violenza e di emarginazione.
Aiutare il povero, dice il Papa, là nessuno aiuta i poveri. “Tutte le forme di povertà, nessuna esclusa, sono una chiamata a vivere con concretezza il Vangelo, ripete Leone XIV, e a offrire segni efficaci di speranza”. Il Pontefice ricorda il tema di questo Anno Santo, per produrre opere concrete che possano contrastare l’indifferenza, le disuguaglianze, i conflitti che oggi costringono migliaia di persone in tutto il mondo in situazioni di povertà.
“Auspico dunque che quest’Anno Giubilare possa incentivare lo sviluppo di politiche di contrasto alle antiche e nuove forme di povertà, oltre a nuove iniziative di sostegno e aiuto ai più poveri tra i poveri. Lavoro, istruzione, casa, salute, sono le condizioni di una sicurezza che non si afferma mai con le armi”.
La madre e la neonata, non avevano, una casa. Non avevano le cure, non avevano una condizione di sicurezza, sono state barbaramente uccise e gettate nei cespugli. Erano i poveri più poveri.
Al centro del richiamo pastorale ci sono i poveri, non solo nell’aspetto caritativo ma ugualmente di ciò che la Chiesa celebra e annuncia. “I poveri non sono oggetti, ma i fratelli e sorelle più amati… Difronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte può accadere che siamo noi stessi ad avere meno, a perdere ciò che un tempo ci pareva sicuro: un’abitazione, il cibo adeguato per la giornata, l’accesso alle cure, un buon livello di istruzione e di informazione, la libertà religiosa e di espressione”.
Claudio Caldarelli