L’Italia contro i ragazzini

È appena dell’altro ieri il rapporto sulla povertà educativa e dei minori redatto per il 2025 da Fondazione Open Polis. Una fondazione che opera con i numeri alla mano, ossia con dati desunti dalle più autorevoli fonti statistiche sui vari aspetti della società. Open Polis, ossia Città Aperta, opera affinché la trasparenza e la diffusione dei dati di realtà sia al servizio di una più consapevole coscienza e di una conseguente azione civile e politica. In Italia più di un milioni di minori è in condizione di povertà assoluta: questo è il titolo della drammatica scheda resa disponibile in rete da Open Polis. Le righe sottostanti recano: “Se vent’anni fa erano gli anziani a essere più indisposti all’indigenza, oggi i più colpiti bambini e bambine in famiglie numerosa, nei nuclei monogenitoriali e con genitori disoccupati e operai. Investire  in istruzione può contribuire a contrastare il fenomeno. Martedì 28 ottobre 2025 | POVERTÀ EDUCATIVA”.  Povertà educativa è quella condizione infantile-giovanile vissuta in famiglie sfavorite socialmente, lavorativamente, territorialmente, per cui il deficit culturale accumulato si trasmette inesorabilmente da una generazione all’altra. Un vero e proprio destino di negazione del diritto allo studio, di abbandono scolastico, assegnato come una pesante croce ancora prima di nascere.

Ma qual è la definizione di povertà assoluta? Traiamo sempre dalla scheda di Open Polis. Sono considerate in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile. La soglia di spesa sotto la quale si è assolutamente poveri è definita da Istat attraverso il paniere di povertà assoluta. Questo comprende l’insieme di beni e servizi che, nel contesto italiano, vengono considerati essenziali. Ad esempio le spese per la casa, quelle per la salute e il vestiario. Ovviamente l’entità di queste spese varia in base a dove abita la famiglia, alla sua numerosità e ad altri fattori come l’età dei componenti. Per conoscere la soglia di povertà assoluta nei diversi contesti si può utilizzare l’apposito Calcolatore Istat.  

Negli ultimi venti anni la quota di persone in povertà assoluta è aumentata in modo generalizzato. Nel 2005 si trovava in queste condizioni il 3,3% dei residenti in Italia; dodici anni dopo, nel 2017, erano circa l’8%Nel 2021 erano saliti al di sopra del 9%. In termini assoluti, siamo passati da 1,9 milioni di individui poveri a circa 5 milioni tra 2017 e 2018. La pandemia ha portato a un nuovo aumento delle persone in povertà assoluta, che sono salite a circa 5,6 milioni nel biennio 2020-2021. Le stime aggiornate – anche nei criteri di calcolo – sul 2024,  rilasciate nell’ottobre 2025 da Istat, confermano in circa 5,7 milioni il numero di poveri assoluti: il 9,8% dei residenti in Italia. Esattamente 5.774.300 sono state le persone in povertà assoluta nel 2024.

Tra bambine/i e ragazze/i il fenomeno è ancora più grave. Nel 2024 il 13,8% dei minori di 18 anni si è trovato in povertà assoluta: parliamo di poco meno di 1,3 milioni di persone di minore età. In alcuni segmenti della popolazione minorile la quota sfiora addirittura il 15%. L’analisi dei dati per fascia di età evidenzia che è proprio in quella dai tre ai 13 anni che si ha la percentuale maggiore di bambine/i in stato di indigenza. Al diminuire dell’età, aumenta l’incidenza della povertà assoluta. Tra i minorenni la quota di poveri è al 13,8% (dato 2024), tra 18 e 34 anni è all’11,7%, tra 35 e 64 anni si attesta al 9,5%, mentre sopra i 65 scende al 6,4%. Anche molte famiglie con più figli si trovano in difficoltà economica. Con un figlio minorenne la quota di quelle in povertà assoluta è pari al 9,8% nel 2024, con due figli sale al 12,4%; con 3 o più figli supera il 20%.

Non possiamo che ringraziare pubblicamente Open Polis per il rigore analitico, unito al valore civile, politico, di questa sua indagine, rimandando a una presa di visione diretta e più dettagliata di questo e altri suoi rapporti. Essi, infatti, squarciano sempre realtà che il potere politico-massmediatico preferisce mettere sotto il tappeto, se non addirittura ricacciare nei sotterranei della società.

Vogliamo soltanto aggiungere qualche nostra considerazione proveniente – come recita il titolo di questa rubrica – veramente dal sottosuolo degli accadimanti di superficie. Il titolo di una raccolta di poesie del 1968 di Elsa Morante è Il mondo salvato dai ragazzini. Qui, invece, ci troviamo di fronte a una vera e propria guerra di classe, sociale contro di essi. A parte contraddittorietà schizofrenica delle strida sovraniste contro l’immigrazione, quando poi si negano concrete misure di sostegno economico a favore della natalità e della scuola pubblica. A parte questo e altro ancora, la vera tragedia è che la guerra per lo sterminio fisico di ragazzine e ragazzini è davvero in atto in diverse, troppe aree del mondo. La guerra contemporanea, anzi, è diventata questo: sterminio tout court di civili, dove con questo termine si intendono soprattutto bambine/i. E questo discende direttamente dal delirio ideologico della forza, della potenza e prepotenza di sottomissione e dominio di ogni ente, situazione umana, sociale, naturale che sia. La follia di potenza ha bisogno costante – attimo per attimo – di autoproclamarsi, autocelebrarsi come tale. E questo non può farlo che schiacciando una debolezza reale e nello stesso tempo di forte impatto simbolico. E chi meglio dell’infanzia può assumere oggi questo carattere di vittima, di agnello sacrificale? Fisicamente totalmente inerme, essa rappresenta la luminosità più pura da innalzare per far risplendere in maniera accecante la gloria e la sacralità divinizzata della propria immane forza.

di Riccardo Tavani

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