Anomalisa, dramma esistenziale in stop-motion
Non chiamatelo solo “film d’animazione”: una perla dell’introspezione su pellicola
Per alcuni genio. Per altri, folle visionario. La critica lo ha eletto più volte come cineasta indipendente di raro talento, soprattutto nella sceneggiatura. Charlie Kaufman colpisce ancora e su Anomalisa, film d’animazione in stop motion (realizzato grazie al crowfunding di Kickstarter), non ci sono mezze misure: o lo si ama profondamente, o non lo si capisce, rimanendo imprigionati in una trama lenta e disturbante. Il segreto del film è che però, anche così, arriva il messaggio fulcro. Come suo marchio di fabbrica, Kaufman ancora una volta predilige delle trame d’introspezione, indaga i profondi drammi dell’animo umano e, attraverso personaggi dalle fattezze reali e dalla consistenza cerata, li dirige in una dimensione onirica.
Facendoli correre, per esempio, nel corridoio di un albergo senza fine alla ricerca della propria anima gemella e della pace interiore, oppure calandoli in sotterranei alienanti dove tutte le donne hanno stessa voce e fattezze. Solo una, incontrata per caso, è indissolubilmente atipica e al contempo così familiare. Il suo nome è Lisa, ha un fascino spontaneo e conduce una vita senza pretese, per qualche ragione che sfugge però, cattura cuore ed intelletto del protagonista. Lo stesso intelletto che gli gioca degl’inquietanti tiri mancini catapulantolo in una realtà contorta e distorta. Michael è affetto infatti da un disturbo molto raro ma realmente esistente, la sindome Fregoli (guarda caso il nome dell’albero in cui alloggia), per cui si tende a credere che le persone intorno siano tutte identiche e ossessionate dall’inseguirci. I film di Kaufman, in effetti, sono sempre piuttosto intricati nella trama, come fu per “Se mi lasci ti cancello”, che gli è valso un Oscar per la sceneggiatura, o “Il ladro di Orchidee”.
Peculiarità di Kaufman è quello d’indagare e spogliare l’animo umano delle sue fragilità raccontandole su pellicola in tutte le sue contraddizioni, ossessioni e profondo bisogno di comprensione. Lo stesso succede in Anomalisa, dove un professionista del coaching aziendale e della comunicazione, ha perso ogni capacità di comunicare le sue emozioni sul lato privato. E’ alla ricerca disperata di un contatto fisico ed emotivo con i suoi simili, fatica a trovare qualcuno che comprenda il suo stato d’animo e il disagio in cui verte. La condizione d’incomunicabilità che lo affligge lo porta ad essere frainteso e ritrovarsi solo, in sua già aberrante solitudine esistenziale. Quando arriva Lisa però, circondandolo di quell’ingenua superficialità sognante, riesce finalmente a riscoprire la voglia di vivere e di combattere che tanto decanta nel suo libro di successo. Attenzione però a chi cerca una tipica storia d’amore, perché troverà tutt’altro sullo schermo. Per far funzionare una relazione bisogna prima affrontare i propri demoni, la sensazione di sentirsi inadeguati nella società e di voler trovare posto in un mondo da cui ci si sente soffocare. Solo quando si è raggiunto l’equilibrio interiore sarà possibile valorizzare la propria “anomalia”, superare l’ordinario e trovare la nostra Lisa personale.
di Barbara Polidori