Le spiagge bianche di Rosignano Solvay, una discarica da sogno

FoisUn paesaggio esotico, che ricorda le spiagge caraibiche: sabbia bianchissima, bar e chioschi con i tetti di paglia e acque apparentemente limpide, che riflettono i raggi solari con giochi di luce sensazionali. Ma qui non siamo ai Caraibi, non siamo alle Bahamas, né in Sicilia o in Sardegna. Siamo a Rosignano, in Toscana, a pochi chilometri da Livorno e quello che sembra un paradiso tropicale è in realtà un enorme discarica. Basta allargare l’inquadratura ed ecco apparire dietro gli ombrelloni e i bagnanti ciminiere altissime, come quelle della centrale nucleare di Springfield, dei Simpson. Già perché a poche decine di metri dal lido di Rosignano ci sono gli stabilimenti chimici della Solvay, industria belga specializzata nella produzione di carbonato e bicarbonato di sodio, cloro, acido cloridrico e perossido di ossigeno, ovvero l’acqua ossigenata. Lo Stabilimento di  Rosignano è il primo costruito dall’industria Solvay in territorio italiano. I lavori di costruzione iniziarono il 17 settembre 1913, per volere di Ernest Solvay, fondatore dell’azienda e la produzione è stata ininterrotta fino ai giorni nostri. Gli impianti hanno garantito migliaia di posti di lavoro e decine di edifici (dalla stazione al teatro, al circolo dei canottieri) portano il nome del magnate belga; la stessa frazione dove spuntano le fabbriche si chiama oggi Rosignano Solvay mentre gli abitanti sono detti solvaini. Una città sorta dal nulla poco più di un secolo fa, che si sviluppa intorno agli stabilimenti chimici, unica risorsa del territorio. Eppure negli ultimi anni un altro settore sta portando guadagni insperati a Rosignano Marittima: il turismo, che porta migliaia di ospiti da tutta Europa, attratti dal panorama mozzafiato che la cittadina offre. Un’illusione, che nasconde la verità: oltre tredici milioni di tonnellate di solidi sospesi scaricati dall’industria in un secolo di attività produttiva. Quello che sembra un paradiso naturale è in realtà artificiale e risulta altamente pericoloso per la salute degli avventori della spiaggia di Rosignano. Fino al 2010, infatti, notevoli quantità di mercurio venivano scaricate in mare aperto ma, nonostante i numerosi cartelli che segnalano il divieto di balneazione e stazionamento, ogni anno cresce la presenza di turisti e curiosi. Il cloro e la soda hanno determinato lo sbiancamento della sabbia, che fino ai primi del novecento si presentava scura, granitica, come il resto delle coste del livornese, e l’annientamento delle posidonie, le alghe che tanto infastidiscono i bagnanti in estate ma che testimoniano la vita della fauna marina. Un’enorme piscina, quindi, che nasconde l’inquietante realtà di una discarica industriale in mare aperto. L’altra faccia di una medaglia oggi dorata, solo perché consumata nel tempo.

di Giovanni Antonio Fois