La neve degli ultimi ha il sapore dell’unione tra le genti

Le mani di Barry Misbaou non avevano mai toccato tanta neve prima d’ora. Viene dalla Guinea, ha attraversato il deserto, la Libia e il Mediterraneo. Ora è a Penne, da dove partono i soccorsi per Rigopiano. Insieme a lui ci sono altri nove richiedenti asilo, ghanesi, maliani e nigeriani, che vengono da Settimo Torinese. Qui la Croce Rossa Italiana li ha istruiti sulle calamità naturali e ha tenuto corsi di formazione sull’emergenza neve e terremoto.
“Abbiamo chiesto di venire qui per aiutare questa gente – racconta Barry, 24 anni, che in Guinea studiava per diventare giornalista – è una tragedia ma questa esperienza mi rende felice, felice moralmente. E libero”. Spalano le strade, liberano le porte sommerse dalla neve, distribuiscono i viveri tra le famiglie isolate.
A Penne come a Chieti. Dove gli ospiti della Capanna di Betlemme, centro di accoglienza per i senza tetto della comunità di Papa Giovanni XXIII, hanno allestito altri 30 posti letto per le famiglie sfollate e per i senza fissa dimora. E sono stati proprio questi “invisibili” a riversarsi nelle strade con pale e coperte. “Abbiamo combattuto questa emergenza con una lotta di solidarietà – spiega Luca Fortunato, responsabile del centro – tutti siamo stati coinvolti”.
Ma nelle città abruzzesi è stata soprattutto una corsa contro il tempo. Alla ricerca dell’ultimo clochard, dell’ultimo vagabondo che avrebbe passato la notte all’aperto. A Pescara sono stati 150 i senza tetto accolti nei due alberghi messi a disposizione dal Comune e nel dormitorio della Caritas. Un lavoro capillare portato avanti dall’Assessorato al Welfare e dalle associazioni di volontari che ogni sera, da novembre, raggiungono ogni punto della città con un pasto caldo e una coperta.
In molti erano ad un passo dall’assideramento. Come nelle zone montane dell’Isola del Gran Sasso d’Italia, senza elettricità e senza collegamenti da settimane. Forca, Vico, Pretara sono frazioni che in inverno si riducono a poche manciate di persone. Soprattutto anziani. E tra le più belle foto di questi giorni c’è proprio quella che raffigura una signora in braccio ad un soldato. La casa era senza luce e senza legna.

di Lamberto Rinaldi