Rotaie perdute

Il treno, non le auto o l’aereo, il treno ha fatto l’Italia. Il treno è il popolo.

Li chiamano rami secchi, ma secchi lo sono diventati grazie a scelte scellerate legate a logiche distanti dal servizio sociale. Binari che si inerpicavano su pendii al limite della trazione per aderenza. Rotaie che serpeggiavano in territori dove la natura è padrona e il treno l’attraversava con il rispetto dovuto. Rotaie abbandonate, arrugginite dal tempo. Scellerate scelte che nulla hanno a che vedere con il concetto di sociale. I manager delle ferrovie preferiscono puntare sull’alta velocità, è più redditizia ma è anche selettiva sulle classi sociali, i poveri non prenderanno mai quei treni. Le ferrovie hanno da anni abolito la terza classe per ridurre i divari sociali, ma oggi sono più crudeli: chiudono alla povera gente.

Non capire cosa dismettere e cosa lasciare del passato non aiuta a tutelare il patrimonio ferroviario italiano. Le ferrovie sono un bene comune. Per capire, quei binari dismessi hanno trasportato intere generazioni, hanno favorito i più poveri, consentendo  di alzare il proprio livello sociale, andando a scuola, al lavoro, praticamente quei binari hanno permesso di creare la classe dirigente di questo paese attinta a piene mani dai bacini più poveri del nostro Paese.

Il cancro delle dismissioni procede lentamente. Le nostre linee ferrate sono sotto la lente di burocrati e manager che sbandierando i profitti rispetto ai costi cercano di chiudere tratti e linee che ancora resistono. Resistono anche grazie a comitati e associazioni che agguerrite difendono le rotaie che attraversano il loro territorio. Te ne accorgi che queste ferrovie sono in bilico perché i loro orari sono ridotti, le loro stazioni sono come obitori, fredde e senza nessuno ferroviere che la presenzi per assistenza.

Addirittura una linea ferroviaria del sud è aperta a tempo. Due ore la mattina e due ore il pomeriggio. I capostazione, passato il treno, durante l’intervallo d’orario vendono i biglietti degli autobus sostitutivi. L’autobus sostituisce il treno.

La politica dei trasporti in Italia l’ha fatta e la sta facendo la gomma e non il ferro. Le lobby delle società di trasporto pubblico su gomma sono le padrone nelle realtà locali. Le ferrovie specialmente quelle regionali non vengono considerate, anzi sono sempre meno manutenute. Non ci investono, lasciandole agonizzare fino alla chiusura. Assistiamo a continui sprechi. Autobus che percorrono lo stesso tratto della ferrovia e che passano negli orari del treno. Il risultato è che al traffico privato sulle arterie stradali ci sommiamo anche quello del trasporto pubblico e così l’inquinamento aumenta. È possibile che non sia più utile considerare la ferrovia come vettore principale e il gommato come adduttore alla ferrovia? Quanto si risparmierebbe? Quanto ci guadagneremo in salute respirando meno polveri sottili?

Sta morendo il rapporto storico dell’Italia con le sue ferrovie. Stanno morendo le vene che trasportano capillarmente la linfa vitale di un paese. Stanno morendo per asfissia interi territori, e quei territori, guarda caso, sono i più poveri.

Rotaie perdute, segnate dalla ruggine, rotaie mangiate dai rovi e dalle frane. Rotaie smontate, traversine rimosse, stazioni chiuse, questa è l’Italia.

di Antonella Virgilio

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