Je ne suis plus Charlie: quando nel mirino ci siamo noi

LudovicaIl 7 Gennaio 2015 un attentato terroristico ha colpito la sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo.
Tutto il mondo si è stretto attorno alla Francia, portando alta la bandiera del diritto della libertà di stampa e, quindi, di satira. Noi italiani prima di tutti. I social network si sono riempiti di immagini di vicinanza al giornale, una tra tutte recante la frase: Je suis Charlie.
Tutti erano Charlie, e lo erano anche senza sapere cosa realmente Charlie fosse.
Lo scorso 24 agosto la città di Amatrice è stata devastata dal sisma, provocando la morte di 300 persone.
Lo stesso giornale che tanti usavano come portabandiera di libertà, in quel tragico e delicato momento, ha pubblicato una vignetta rappresentando il “terremoto all’italiana” disegnando le vittime del terremoto sporche di sangue, attribuendogli i nomi di “penne al sugo”, “penne gratinate” e “lasagne”.
Gli italiani in quel momento hanno iniziato ad inveire contro il giornale, ad augurare il peggio a chi avesse disegnato quelle vignette, a rimpiangere di essere stati vicini a Charlie durante la tragedia del 2015.
Charlie Hebdo, in seguito alla gran quantità di critiche ricevute, ha subito pubblicato una nuova vignetta, raffigurante un uomo sanguinante sotto le macerie che esclama: “non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la Mafia”. Questo come per dire: tutta la rabbia che state mettendo nei confronti del nostro giornale, indirizzatela alla Mafia, che ha costruito male le case che sono crollate durante il terremoto.
E come dargli torto.
Nessuno mette in dubbio che questo tipo di “satira” sia assolutamente di pessimo gusto, orrenda, insensibile e cattiva. Però c’è da dire anche un’altra cosa: Charlie è sempre stato questo. Charlie ha sempre scritto cose aberranti ed una di queste ha anche causato la morte di persone che lavoravano presso il giornale, scatenando l’ira dello Stato Islamico.
La Francia si è prontamente allontanata dalle vignette pubblicate dal giornale satirico, dichiarando che non rappresentano assolutamente la posizione della nazione.
Il Comune di Amatrice ha querelato Charlie Hebdo. Il direttore del giornale, ospite di una trasmissione radiofonica francese, ha dichiarato:«Non ci fa nessuna paura, di vignette come questa ne abbiamo fatte a decine, è una come un’altra, di umorismo nero».
Questo, senza giudicare perché a questo punto spetterà ad un giudice, per dire che la gran parte delle persone che nel Gennaio del 2015 “erano Charlie”, non sapeva cosa stava scrivendo, ma lo faceva con il mero scopo di ottenere consensi sui social network, che ormai sembra diventato il primo scopo nella vita per molti.

di Ludovica Morico

Print Friendly, PDF & Email