Claudio Domino, undici anni, vittima di mafia

Claudio Domino era un bambino di undici anni. Claudio fu ucciso la sera 7 ottobre 1986 mentre stava passeggiando in una via del quartiere San Lorenzo di Palermo.

San Lorenzo è un quartiere situato nella zona centro-settentrionale della città. È ottobre e la sera concilia le passeggiate. I Bambini ancora riescono a rubare tempo prima di rientrare a casa.

Claudio camminava tranquillo, spensierato. A undici anni si è spensierati.

Claudio immerso nei suoi pensieri di bambino venne richiamato dalla voce di un uomo. Guardandolo gli si avvicina con l’ingenuità propria che hanno i bambini. Tranquillo, Claudio non pensa a nulla di cattivo.

Invece no. L’uomo estrae la pistola gliela punta in testa e fa fuoco.

Un colpo secco, in testa, a bruciapelo. Una esecuzione in stile mafioso. Un bambino di undici anni ucciso come se fosse un boss mafioso. Perché? Perché Claudio Dominio, un bambino viene ucciso così? Di chi è figlio quel bambino? Già, perché il modo della sua uccisione è riconducibile apparentemente a Cosa nostra.

Claudio Domino era il figlio di un gestore del servizio di pulizie dell’aula bunker del maxi processo di Palermo. Che può aver visto o fatto il padre perché il figlio fosse ucciso? Nulla, sul padre non emerge nulla.

Michele Greco, boss mafioso soprannominato Il papa per la sua abilità a mediare tra le varie famiglie mafiose, si dichiarò estraneo all’omicidio. In aula, Michele Greco esprime deplorazione e dissociazione sua e dei suoi uomini. Circolerà poi la voce che Cosa nostra avrebbe provveduto a fare giustizia condannando a morte il killer del bambino.

Ma perché quella barbara uccisione. Potrebbe il bambino aver visto qualcosa che non doveva vedere?

Il fatto suscitò un’importante pressione mediatica. Grandi titoli sui quotidiani.

Il Boss Giovanni Bontade, dalla gabbia dell’aula bunker durante il maxi processo, chiese la parola al Presidente dicendo “Rifiutiamo l’ipotesi che un simile atto di barbarie ci possa sfiorare”, aggiungendo “Signor Presidente chiedo che venga rispettato un minuto di silenzio in memoria del bambino ucciso”. Il Presidente gli rispose “Il miglior modo di ricordare questa vittima è far continuare speditamente questo processo”. L’iniziativa di Bontade non ebbe effetto, se non quella di far passare il messaggio che la mafia certe cose non le fa, ma così dicendo fece capire che la mafia esiste.

Forse il bambino è stato un testimone pericoloso. Forse aveva visto l’omicidio di due ragazzi della borgata. In quel periodo a San Lorenzo era in atto una guerra tra i nuovi clan della droga. Giovani picciotti che tentavano di sostituirsi ai boss rinchiusi in carcere.

Il piccolo Claudio Domino aveva visto. Un testimone pericoloso anche se aveva undici anni. Andava eliminato. Picciotti senza scrupolo lo eliminarono con un colpo in fronte, lasciandolo a terra morto in una pozza di sangue.

A San Lorenzo, borgata di Palermo, dopo l’uccisione di Claudio i clan continuò la guerra. Scomparivano persone. Fu la prova che esisteva una rottura tra i boss in galera e i cani sciolti fuori. Nemmeno la morte di Claudio arrestò l’escalation di violenza e di lupara bianca di cui si continuava a morire.

Claudio Domino, undici anni, vittima di mafia.

di Maria De Laurentiis

 

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