Lo scontro Italia-Francia e il doppio gioco di Macron
Solo qualche settimana fa le cancellerie europee, tra cui il governo italiano, salutavano il neo Presidente francese Macron come il salvatore dell’Europa. Ora gli umori si sono decisamente raffreddati, almeno da parte italiana.
Il motivo dello scontro tra i due paesi sono i cantieri navali di Saint-Nazaire, sulla costa nord-occidentale della Francia. Dal 2008 in mano ai sudcoreani di Stx,nei mesi scorsi il sito è stato messo in vendita. A fare l’offerta migliore è stata Fincantieri.
Infatti, il 6 aprile scorso, quando all’Eliseo c’è ancora Hollande, il governo francese annuncia di aver trovato l’accordo con il colosso italiano. L’intesa prevedeva che la maggioranza assoluta fosse passata agli italiani, con la quota restante che sarebbe rimasta nelle mani del governo francese, che della società detiene circa il 33%.
La prospettiva era quindi quella di creare un mega-gruppo europeo che competesse a livello mondiale. Ma la questione si complica a fine maggio quando il neo presidente Macron decide di rimettere in discussione l’accordo, proponendo una spartizione al 50% fra italiani e francesi. Lo scontro è arrivato al culmine il 27 luglio, quando Parigi ha deciso di nazionalizzare la società facendo valere il proprio diritto di prelazione. La decisione, sebbene temporanea, rientra nella strategia francese di prendere tempo per rinegoziare gli accordi e non è stata affatto gradita dal governo italiano, che riteneva il precedente accordo vincolante.
I cantieri sono molto appetibili per Fincantieri e per il governo italiano in particolare per la lunghezza dei bacini che permettono la produzione di mega-navi. Per i francesi la preoccupazione, invece, è quella di preservare i 7000 posti di lavoro occupati nella Stx. Inoltre, i buoni legami che Fincantieri detiene con la Cina fa temere un trasferimento di conoscenze strategiche francesi a potenziali concorrenti asiatici.
E, difatti, qui sta il nocciolo della questione. Dopo che in campagna elettorale si era creato l’immagine del difensore della globalizzazione, le prime mosse di Macron presidente mostrano tutt’altro. Fin’ora le scelte rientrano in un ottica dirigista volta a tutelare soprattutto la sovranità francese.
Il conflitto tra globalizzazione e protezionismo è da anni la questione principale in campo di politica economica, e Trump ne è solo l’espressione più vistosa. Quando si tratta di fare scelte politiche anche Macron e il suo governo non possono fare a meno di tener conto delle preoccupazioni e del sentimento anti-globalizzazione che è forte soprattutto nelle periferie.
Nel frattempo, l’Italia e la Francia si sono dati fino a fine settembre per trovare una nuova soluzione alla vicenda, prima del summit italo-francese in programma per il 27 settembre.
di Pierfrancesco Zinilli