“Maffia & co. Riflessioni sul capitalismo criminale”

Ci sono sensazioni strane ultimamente nei riguardi di discorsi su mafia, mafiosità e situazione italiana.

Qualcosa che, spesso, suona un po’ stantio e di circostanza e provoca, a chi davvero opera all’interno di queste realtà, il retrogusto amaro del già sentito o di retorica che lascia, ormai ,il tempo che trova.

È quindi, un piacere, imbattersi in un libro che in poco più di cento pagine racchiude sinteticamente e in maniera chiarissima l’ “ieri, l’oggi e il domani” di mafia & co all’italiana.

Incontro il suo autore, Andrea Leccese, davanti ad un caffé, nel cuore di Termini, fra cani poliziotto, valigie, treni e libri e tutto questo intorno sembra la metafora esatta di quello di cui stiamo parlando.

Una società in movimento caotico, poco controllabile, vittima di un sistema criminale che non ha più frontiere e ha attecchito ovunque perché è proprio ” la nostra società del consumo che offre l’humus culturale più favorevole a questo male”.

Cento pagine queste di “Maffia & co. Riflessioni sul capitalismo criminale” (Armando Editore, prefazione di Mario Michele Giarrusso) in cui si fa un excursus chiaro e netto di come sia nata la mafia e di come sia mutata a oggi in un capitalismo criminale “terreno ideale per le mafie evolute che hanno ormai una collocazione importante all’interno dei mercati globali”.

“Non c’è bisogno di una laurea alla Bocconi”, mi dice Leccese, “per comprendere che in una globalizzazione sbrigliata e senza regole i delinquenti, i mafiosi sono destinati ad avere un grande successo. Così come è importante ricordare sempre che il mafioso è un imprenditore con caratteristiche peculiari”.

Un soggetto con un’impostazione aziendale, uno che “ha nel suo patrimonio un avviamento particolare. La fama criminale grazie alla quale riesce ad avere successo sul mercato”.

Insomma, vi assicuro che di fronte a questo ragazzo, saggista e narratore di mafia (gia’ “Premio Paolo Borsellino ” per altri suoi scritti) di fronte alla lucidità con la quale racconta tutto quello che accade e, soprattutto, come il senso di sgomento prende forte e più che il caffé che ho davanti servirebbe una sorta di morfina per magari addormentarsi e sognare davvero di essere in qualcosa di diverso dal mondo che, chi hai davanti, ti sta mettendo pezzo per pezzo sotto gli occhi come un precisissimo puzzle.

“Non si scorgono alternative”, scrive Andrea Leccese, “allo strapotere della finanza e del capitalismo”.

E la conseguenza è che nessun partito politico osi oggi formulare un progetto ambizioso o solo ragionevole che vada oltre la legge di bilancio per rientrare negli ormai odiosi parametri europei.

Perciò la politica è diventata sempre più una questione di gruppi di interessi di parte, spesso incompatibili col bene comune. Ora è chiaro che se non esistono partiti con un progetto organico per la società, la politica si indebolisce e prevalgono le lobbies… e tra i gruppi di pressione figurano certamente anche le mafie.

“Le organizzazioni criminali”, continua Andrea, “possono contare su un partito di massa informale. Su tutti coloro che hanno visioni del mondo e comportamenti sociali, simili a quelli dei mafiosi, fondati su un individualismo viscerale. Su quelli che pagano il pizzo più volentieri delle imposte dello Stato, su quelli, insomma, che… se si ammazzano fra li loro che problema c’e’?”.

Non so, siamo qui e, come ogni volta che parlo con chi vive lo Stato e le sue terribili contraddizioni ogni giorno, sul campo, lo sgomento cresce.

Non posso che fare la solita domanda, quella che faccio sempre a chi vedo abbia la consapevolezza lucidissima dello sfacelo in cui siamo e, nonostante tutto,va avanti.

Con coraggio e cocciutaggine, cercando comunque di cambiare qualcosa.

“Come se ne esce Andrea? Come?”.

“Dal punto di vista criminale ricordando che le mafie sono contro la legge dello Stato ma non sono mai contro la legge del mercato, per cui dovremmo cominciare a mettere qualche regola proprio alla globalizzazione. A livello nazionale puntando ancora più decisamente che in passato all’aggressione patrimoniale. La ‘via dei soldi’ di cui parlava Falcone, la via dei beni. Parafrasando sempre Lui, inoltre, ricordando che la mafia è cosa umana e avrà un termine… ma solo se ognuno fa il suo dovere però. Se l’intellettuale fa l’intellettuale, il giornalista il giornalista, se il politico non tratta col mafioso o l’imprenditore non ci fa affari…”.

Insomma in queste cento pagine di “Maffia & co” la certezza che la mafia pone, prima di tutto, a tutti noi il problema della “qualità della nostra democrazia”, perché in questa opera di pulizia morale,in questa questione morale attualissima l’unica soluzione è ricostruire un tessuto sociale pulito, qualcosa che non porterà subito su qualche scranno parlamentare qualcuno ma, certamente, frutti in futuro.

Così come la rivalutazione piena dell’art. 3 della Costituzione, promuovendo quel pieno sviluppo della persona umana che diventa, se attuato, la vera “antimafia dei diritti”.

Se ne esce, si descrive nel libro: “Con l’antimafia efficace delle indagini, di quelle patrimoniali che sono il vero fulcro della lotta alla mafia… e non solo noiosa appendice dei procedimenti penali. Colpendo gli spacciatori di mala-economia con la stessa fermezza con cui (il nostro paese) colpisce gli spacciatori di coca e i ladri di polli”.

Non ultimo, ne possiamo uscire con la cultura.

“Quella cosa con cui non si mangia e che la mafia teme forse più dell’azione repressiva… come dimostrano scuole, le librerie incendiate. Ci vorrebbe insomma, per combattere una battaglia all’ultimo sangue contro l’etica mafiosa una scuola ‘di sana e robusta costituzione’… non la scuola più povera dell’Europa Occidentale!”.

Come sempre appare che, in fondo, sarebbe semplice.

Appare che le soluzioni ci siano, probabilmente anche le leggi, se solo queste ultime fossero certe e le prime volessimo trovarle.

Intanto, un cane poliziotto tenuto al guinzaglio, vicino a noi seduti in questo bar, fa il suo dovere.

Ci annusa, passa oltre e continua il suo lavoro insieme alla pattuglia.

La Stazione Termini intorno, la sensazione di avere intravisto in quest’ora con Andrea, come chiusi in una bolla di vetro, anche un mondo possibile, logicamente giusto e intelligentemente realizzabile… utile, semplicemente, per vivere meglio tutti.

Ma la bolla si rompe. Annunciano i nostri treni e ci salutiamo.

Tutto riparte nel suo caos preordinato.

Lo vedo allontanarsi, mentre io vado al mio binario.

Come se ne esce, continuo a chiedermi.

Anche grazie ad uno così.Uno scrittore di saggi su mafia e “cose nostre italiane” come Andrea.

Uno che fa anche lui, al meglio, il suo dovere.

Narrando fatti e storie come nelle pagine che vi ho raccontato ,cosi’ come in quelle su un tema inquietante ed attualissimo come il voto di scambio dell’ultimo saggio che uscira’ a breve ,e di cui vi racconteremo.
Pagine che dovremmo tutti leggere..
Perche’ uno, due tre, quattro,cinque… cento passi…

Importante è farne.
Uno dopo l’altro.

Anche scrivendo.

di Milene Mucci

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