L’Europa condanna l’Italia: a Bolzaneto ci fu tortura

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è pronunciata sui pestaggi e i maltrattamenti avvenuti nella caserma di Genova Bolzaneto dove vennero condotti i circa 240 fermati durante i disordini del G8 del luglio 2001, e ha riconosciuto ai ricorrenti il diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro a testa per i danni morali. “Don’t clean up this blood”, era il sottotitolo del film “Diaz” del 2012 di Daniele Vicari. Ed evidentemente, anche a cercare di pulirlo, continua a non venire via.

Ci abbiamo provato, con colpevolissimo ritardo, lo scorso luglio allorquando abbiamo finalmente approvato la sospirata legge sul reato di tortura. Ma quanto abbiamo dovuto penare: era dal 1988, anno in cui il nostro paese ratificò la convenzione ONU in materia, che avevamo assunto l’obbligo morale di dotarci di una fattispecie che introducesse tale reato nel nostro ordinamento. Punendolo severamente laddove si fosse configurato. Ma molti analisti concordano sul fatto che si tratti di una legge spuntata e che nel caso di Genova non sarebbe stata efficace. E oltretutto, nel frattempo i ricorsi in tribunale da parte di chi quelle torture le aveva subite si sono succeduti.

Come in passato, l’Italia è stata condannata per le azioni dei poliziotti e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. In precedenza, l’Italia aveva già patteggiato con la CEDU per il ricorso di sei vittime dei pestaggi. Nella sentenza era previsto che fossero predisposti corsi di formazione sul rispetto dei diritti umani per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Come se ci fosse bisogno di impararlo in un corso, il rispetto. E pensare che in paesi come Egitto o Turchia i poliziotti fanno corsi su come infliggerle, le torture. Noi magari non arriviamo a tanto ma continuiamo ancora oggi a pagare per ciò che accadde in quelle notti maledette.

di Valerio Di Marco