La Palestina è la questione morale del nostro tempo

Continuano a morire i palestinesi di Gaza che manifestano per chiedere il diritto al ritorno dei profughi cacciati dalle loro case, nei territori occupati da Israele, durante la guerra del 1948.

Nel quarto venerdì di protesta lungo il recinto di 65 km che chiude la Striscia di Gaza  sono stati uccisi quattro giovani manifestanti innocenti e disarmati. Il più piccolo, Mohammed Ibrahim Ayyoub, aveva solo 15 anni.

Quasi 800 le persone ferite da armi da fuoco israeliane o che hanno avuto bisogno di cure per l’inalazione di gas lacrimogeno

Dall’inizio della protesta sono 40 i palestinesi uccisi e più di 4.000 i feriti. Tra questi anche quattro giornalisti.

Le deboli critiche internazionali – da ultimo quelle del Parlamento europeo – sull’uso della forza letale e sul mancato rispetto del diritto a manifestare pacificamente non hanno, fino ad oggi, fermato Israele che continua a schierare i cecchini lungo il confine.

Ad alimentare le marce è la disperazione dei due milioni di abitanti di Gaza. Il blocco delle frontiere ha distrutto l’economia ed aggravato la condizione di povertà. A Gaza la disoccupazione tra i giovani è superiore al 60%. Nella Striscia l’energia elettrica è disponibile per non più di sei ore al giorno. La mancanza di elettricità costringe gli ospedali a cancellare gli interventi chirurgici e blocca gli impianti di desalinizzazione provocando carenza di acqua. Solo il 10% delle famiglie della Striscia di Gaza ha un accesso regolare e diretto all’acqua potabile. Un bambino su quattro ha bisogno di sostegno psicosociale a causa di traumi subiti e più della metà di loro dipende da una qualche forma di assistenza per la propria sopravvivenza quotidiana.

La protesta nasce dall’angoscia società civile che ha perso la fiducia nella leadership palestinese. E questo spaventa Israele.

Il movimento della Grande Marcia di Ritorno spera che la forte partecipazione popolare possa influenzare l’opinione pubblica mondiale, convincerla dei diritti dei palestinesi, e spingere la comunità internazionale ad adottare contro Israele la strategia del BDS – boicottaggio, disinvestimento, sanzioni – utilizzata con successo contro il Sudafrica dell’apartheid.

Come scriveva Nelson Mandela, “la Palestina è la questione morale del nostro tempo”.

di Enrico Ceci

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