Trattativa Stato-mafia: c’è Stato!!!

La trattativa Stato-mafia c’è stato e c’era lo Stato. Condannati a 12 anni il generale dei carabinieri Mario Mori, all’epoca della trattativa vice comandante del Ros, Antonio Subranni, generale e comandante del Ros, Marcelll Dell’Utri, ex senatore e fondatore di Forza Italia. La pena più alta è stata inflitta a Leoluca Bagarella, boss di Cosa Nostra, condannato a 28 anni, 12 anni per Antonino Cinà, il postino del papello. Il 20 aprile 2018 è una data storica, che segna la sconfitta dello Stato divenuto antiStato al servizio della mafia, con i più alti gradi degli uomini che dovevano combatterla. La Corte di Assise di Palermo ha scritto, in nome del Popolo Italiano, rappresentato da sei giudici popolari con la fascia tricolore, quello che scriviamo da sempre, di un patto occulto tra Stato e mafia che edificò la Seconda Repubblica, sul sangue di Falcone e Borsellino e i ragazzi delle scorte. A queste morti vanno aggiunte le dieci vittime piu 30 feriti delle bombe di Firenze, Roma e Milano. Una sentenza che mette un sigillo sulle inchieste dei pochi giornali coraggiosi che hanno semlre sostenuto i pm che cercavano la verità, anche quando i più alti livelli dello Stato, vedi Quirinale e Napolitano, si schieravano contro la magistratura inquirente. Una sentenza che farà storia, grazie all’impegno dei pm di Palermo, Ingroia, Di Matteo, Teresi, Del Bene e Tartaglia, che hanno continuato ad indagare anche quando erano boicottati dal goveno, dai politici, pezzi dell’Arma e dei servizi segreti. Merito anche ai giudici Alfredo Montalto e Stefania Brambille che per cinque anni non hanno mai piegato la schiena dinanzi a pressioni altissime e potentissime e il 20 aprile hanno fatto il loro dovere processando lo Stato che non processa mai se stesso.

“Nel gennaio del 1992 Salvatore Riina tradito dai suoi referenti Andreotti & C. che non avevano bloccato le condanne dei boss al maxiprocesso in Cassazione, decise di fare la guerra per fare la pace, con lo Stato ricattandolo a suon di bombe e delitti politici. Uccise Lima, il traditore. Uccise Falcone, il simbolo del maxiprocesso e della svolta antimafia del governo Andreotti. Sbarrò al divo Giulio la strada del Quirinale. E si mise in attesa. Risposero i vertici del Ros, la triade Subranni, Mori, De Donno: andarono a trattare con Vito Ciancimino perchè facesse da tramite con il Capo dei Capi le cui mani grondavano del sangue di Capaci. E continuarono a trattare dopo via D’Amelio…” Travaglio sul Fattl Quotidiano che prosegue confidando sui giudici per ricostruire il legame mafia-politica “Sapremo dalla sentenza se i giudici hanno ritenuta provata l’ipotesi più probabile e cioè che Borsellino sia stato assassinato a distanza così  ravvicinata da Falcone perchè indagava sui rapporti Mangano-Dell’Utri-B. e perchè aveva saputo della trattativa e stava per smascherare gli autori. Sia come sia, è per questo che i tre carabinieri sono stati condannati insieme a Bagarella e Cinà…” Le indagini non finiscono qui, ora si apre un nuovo capitolo, cercare il legame provato degli uomini di mafia con gli uomini della politica, la politica che siede in parlamento e che limita le intercettazioni per rendere difficile il lavoro dei pm. Per capire gli “indicibili accordi” di cui scriveva il consigliere di Napolitano prima di morire e capire anche perchè si vuole ammrbidire il 41bis, refime di carcere duro a cui vengono sottoposti i mafiosi.

di Claudio Caldarelli