La Chiesa nella terra dei fuochi: basta veleni

“Ieri ho celebrato il trigesimo di Giancarla, mamma di 40 anni morta di tumore. Quante di queste lacrime abbiamo asciugato? Come sacerdoti dobbiamo partire da questo dolore per dare voce alle persone che nessuno ascolta. Altrimenti non siamo Chiesa”. Don Carmine, giovane parroco di Acerra intervenendo all’auditorium di Teano in occasione del quinto anniversario dell’enciclica “Laudato si’ “ dove si erano riuniti 400 sacerdoti della terra dei fuochi insieme ai vescovi di Acerra, Aversa, Capua, Caserta, Nola, Sessa Aurunca e Teano. Riuniti per la prima volta a riflettere sul dramma che si consuma in questo territorio, avvelenato da tonnellate di rifiuti tossici e nocivi, interrati dalle mafie con la complicità di politici corrotti. L’incontro è un primo passo per preparare la giornata del 18 aprile, indetta dai vescovi della Campania assieme alla CEI per ragionare e riflettere sul documento di Papa Francesco. Un evento importante, al quale sono stati invitati i vescovi delle 70 diocesi (27 del nord, 20 del centro, 23 del sud) interessate dai 57 siti più inquinati. I vescovi e i parroci vogliono mettersi insieme per dire che non esiste solo la terra dei fuochi, ma tenete terre dei fuochi.

La Chiesa scende in campo con tutta la sua capacità di sensibilizzazione e comunicazione, diventando protagonista di una missione spirituale a tutela del territorio. Don Bartolomeo, il biblista dice “La custodia del Creato non può essere esclusa dalla nostra missione sacerdotale. Non possiamo darci pace se la terra continua ad essere calpestata, violentata, abbandonata”. Su questo tenore tutti i parroci presenti, consapevoli che il ruolo della Chiesa è fondamentale per difendere la dignità, la salute e la spiritualità delle loro comunità. L’indifferenza è peccato contro l’ambiente e le persone. “L’impegno della Chiesa deve essere annuncio, denuncia e formazione delle coscienze. Qualcuno dice che così facciamo politica, ma bisogna schierarsi.

Il silenzio non è la soluzione”. Don Valentino, parroco di Sessa Aurunca “Serve una denuncia continua. Si sappia che c’è una Chiesa presente che cammina unita per essere più incisiva”. Don Gianni, di Teano si spinge oltre “dobbiamo abitare la protesta che viene dal basso, non solo predicazione, ma fatti concreti”. Il prete di Nola, don Danilo rilancia “dietro c’è sicuramente la collusione con la Camorra ma su questo siamo stati omertosi. Ora dobbiamo tenere il fiato addosso alla politica per realizzare le bonifiche. Se no tutto resterà lettera morta”. Don Michelangelo punta il dito “grave è l’assenza delle istituzioni, siamo sempre noi Chiesa a denunciare. I politici agli eventi sono sempre ai primi posti, ma poi cosa fanno? Non stanchiamoci di alzare la voce e cerchiamo di convincere che ha responsabilità”. Don Antonio, parroco di Pineta mare ricorda il degrado di Castel Volturno “Rifiuti provenienti dai territori circostanti, ma anche più lontani, stanno avvelenando la nostra terra. È un’apocalisse.

Ma non dobbiamo arrenderci, è una sfida che non possiamo perdere. La nostra voce deve essere forte per farci ascoltare”. Un evento eccezionale, l’incontro dei parroci e vescovi della terra dei fuochi, per la prima volta la Chiesa si schiera apertamente contro l’inquinamento, il degrado, divenendo protagonista di una battaglia di risanamento e sviluppo di una terra che ancora fa sangue. Una Chiesa risvegliata da Papa Francesco con la sua enciclica “Laudato sì” rimette al centro la persona nel suo ambiente con uno sviluppo sostenibile che elimini le diseguaglianze facendoci sentire fratelli e amare il prossimo senza distinzioni. Temi che riaccendono le speranze nelle popolazioni che per decenni hanno vissuto sotto il giogo della paura, del ricatto e della violenza.

La Chiesa rompe il silenzio, si schiera in modo netto dal quale non si potrà più tornare indietro. Laudato sì, un nuovo modo di vivere e di essere, in un territorio da legalizzare, il movimento dei parroci può fare la differenza per rompere l’omertà e alzare la voce contro mafie e camorre. In chiusura il vescovo di Teano, Giacomo Cirulli “Bisogna essere concreti. I problemi sono grandissimi e di fronte ai muri c’è il rischio di ricadere nella rassegnazione. Non dobbiamo far morire la voglia di intervenire, ma andare avanti, bloccare il disastro ma poi affrontare il problema con l’aiuto degli esperti. La Chiesa della terra dei fuochi è in cammino e non si fermerà”.

di Eligio Scatolini

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