Impressioni e timori in quest’estate gialloverde…
Di fronte alla voce dell’odio, non si deve tacere
Dopo che da mesi si sono succeduti tanti episodi isolati a sfondo razzista, quello della bimba rom contro la quale hanno sparato piombini con un arma ad aria compressa (modificata), menomandola forse irrimediabilmente e l’episodio dell’operaio Capoverdiano, su cui hanno provato una carabina sempre ad aria compressa, mentre lavorava a 7 metri di altezza, ferendolo seriamente, eccone altri che man mano che gli emigrati prendono coraggio e li denunciano, escono dall’ombra della paura. Unitamente al vedere gli ambulanti che sulla spiaggia “tirano dritto”, senza insistere e che, a fine giornata confessano che in questi tempi non riescono a racimolare nemmeno di che sopravvivere, dà molto da pensare. Anni fa, mentre imperversava uno dei governi Berlusconi coi primi proclami di fascio-leghisti, ricordo un episodio di un operaio rumeno che era stato aggredito in un bar di Roma, da qualche estremista di destra e che, si era salvato da quell’aggressione ma che, a causa delle ferite, aveva perso un dito. Allora pensai che eravamo arrivati al peggio, ma come dimostrano gli ultimi episodi di cronaca, mi sbagliavo. E mi sbaglierei ulteriormente, se pensassi che è oggi che siamo arrivati al peggio, perché con la promessa di una rivisitazione della legge sulla “legittima difesa”, con la probabile proliferazione di armi “regolarmente detenute”, temo che ad episodi simili dovremo più che abituarci. Mi correggo: ad episodi simili non dovremo e non dobbiamo mai abituarci, perché sono contrari a tutto ciò in cui dovremmo credere, in quanto sottoscritto dai nostri governanti alla fine del secondo conflitto mondiale, perché contrari allo spirito della nostra carta costituzionale, perché contrari alla nostra cultura e alla nostra storia di popolo di emigranti.
Ma quest’escalation di violenze ai danni dei più deboli, purtroppo non è finita, perché la necessità di consolidare un’alleanza incoerente, o di scalzare il proprio alleato e governare da soli, in un momento in cui non si riesca a mantenere una sola di tutte le promesse con cui i gialloverdi hanno vinto le elezioni (per mancanza di condizioni economiche, come per inconciliabilità con gli interessi dell’alleato), non può che portare ad un sistematico e lucido diversivo: si dà addosso ad una minoranza, con toni accesi e con prove muscolari, per mostrare che il governo agisce concretamente. Il “noi non li vogliamo”, che serpeggia dichiaratamente su tutti i proclami del ministro dell’interno, sta creando sommessamente una pericolosa anti-coscienza nazionale, un nuovo criterio di priorità dei mali del paese, fondato non su concretezze ma su percezioni. E proprio per l’uso di certi toni da parte di certe figure istituzionali, estremisti, annoiati o frustrati, si sentono in diritto di commettere questo genere di atti di bullismo razzista, sentendosi al sicuro.
Chi dissente, con argomenti tangibili, quali le cifre sull’utilità dei migranti, o come i non calcolati effetti collaterali di alcune misure, come il capo dell’INPS Boeri, viene minacciato di epurazione. Chi si oppone con attacchi diretti nei confronti di uno dei leader, viene “minacciato” o querelato su carta intestata del Ministero (immagine terribile, per una repubblica democratica), anche se si chiama Saviano, se rappresenta un simbolo della lotta alle mafie. Per non parlare della pioggia di insulti al privato cittadino che si azzardi a dissentire pubblicamente sui social, che le claques organizzatedi partito circondano, aggrediscono, ammutoliscono, con lucida tecnica da branco di lupi.
Il timore fondato, è che in questo clima il paese lasci a chi grida l’unica voce che lo rappresenti, convincendosi con il classico conformismo italico, che dando addosso agli ultimi si possano risolvere i problemi della società. Quindi, in ogni maniera lecita, in ogni luogo (reale o virtuale che sia), è bene non lasciarsi intimidire e dissentire pubblicamente, per questo martellamento propagandistico ed esprimere la propria solidarietà, verso quelle persone che lo hanno già fatto prima: se siamo in tanti a farlo, forse riusciremo a stroncare almeno questo clima da Repubblica di Weimar.
Non è poi così difficile, basta dire: “io sto con Saviano”
di Mario Guido Faloci