Prima gli italiani o prima i migranti? Il caso Sea Watch e Sea Eye
Prima gli italiani o prima i migranti? In questo momento storico e in questo contesto culturale non possiamo e vogliamo scegliere entrambi. Dobbiamo fare una scelta. Aiutare i terremotati che sono in questo momento sotto la neve e il ghiaccio oppure i migranti che scappano dalla guerra e dalle violenze? Questo è il punto nodale. Molti italiani, attraverso i media e i social network, da giorni stanno contrapponendo il dramma delle due imbarcazioni Sea Eye e Sea Watch alla tragedia dei terremotati, questi ultimi ormai da più di due anni in difficoltà.
L’entrata in vigore del decreto “Sicurezza” e la chiusura dei porti ai 49 migranti hanno innescato l’ennesimo scontro politico tra i vari partiti politici, fuori e dentro il governo. Alla fine, le due navi umanitarie Sea Eye e Sea Watch hanno avuto il via libera per sbarcare i 49 migranti in otto stati membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia; dopo circa tre settimaneè stata trovata la soluzione politica. Ma torniamo alla domanda che ci siamo posti inizialmente, prima gli italiani o prima i migranti? Sembra abbastanza scontato rispondere con un’altra domanda, perché non salvare entrambi? Analizziamo bene questa dicotomia: migranti vs terremotati.
Da un punto di vista logico è un falso dilemma, perché scegliere l’uno o l’altro? Perché bisogna escludere uno e favorire l’altro? Questa è la dialettica che si è sentita in questi giorni in riferimento alle due imbarcazioni Sea Eye e Sea Watch. Non si è parlato di povera gente, di uomini, donne e bambini fermi in un mare in tempesta, di emergenza umanitaria. Il dibattito è stato sul confronto con gli italiani. Ma noi possiamo scegliere entrambi, altrimenti si potrebbe dire prima Amatrice e quando sarà pensiamo a Genova e alla ricostruzione del ponte. Quindi da un punto di vista logico non c’è nessun nesso. Solo la strumentalizzazione può giustificare questa dicotomia.
L’attuale governo, se vuole essere il governo del cambiamento, deve mettere in sicurezza sia i migranti che si dirigono in Europa e sia gli abitanti di Amatrice e di tutti quei comuni italiani colpiti dal terremoto. E se è vero che esiste una Unione Europea bisogna distribuire i migranti tra i vari paesi, Malta e l’Italia non devono essere lasciate sole. Non è possibile che si giunga ad una decisione dopo più di due settimane, queste decisioni devono essere prese velocemente, perché in questi casi c’è solo una decisione da prendere: il salvataggio dell’essere umano. La sicurezza umana deve venire prima di tutto, solo successivamente si possono fare le eventuali considerazioni politiche e istituzionali. Non è proprio possibile che lo sbarco e salvataggio sia condizionale al raggiungimento di un accordo tra stati membri dell’Unione Europea. La UE deve avere una politica chiara per situazioni del genere, un protocollo che scatti automaticamente e che in poche ore sbrogli la matassa.
di Antonio Zinilli