Aumenta la povertà. La Caritas sta assistendo in dieci anni il 62% in più di famiglie italiane

Secondo la Caritas la povertà in Italia diventa un quadro sempre più drammatico. E’ quello che emerge dal Report statistico nazionale 2025 sulla povertà italiana.

Il report afferma che i poveri aiutati dalle Caritas diocesane sono aumentati del 62% in dieci anni e la situazione è in netto peggioramento, con una quota sempre più consistente di persone – famiglie con figli e pensionati – per le quali trovare una casa o curarsi è un lusso.

Nel 2024 la rete Caritas ha erogato oltre 5 milioni di prestazioni con una media di circa 18 interventi per assistito, in aumento rispetto ai 13 dell’anno precedente. La cornice più ampia è desolante e va ricordata. Nella Ue l’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale e un residente su dieci si trova in condizione di povertà assoluta.

In tutto 2 milioni e 217 mila famiglie non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, che comprende un’alimentazione adeguata, abbigliamento e un’abitazione.

Anche se si registra un aumento dell’occupazione, si diffonde il lavoro povero, di conseguenza i lavoratori hanno un reddito troppo basso per vivere dignitosamente per effetto del “caro vita” che sta erodendo il potere di acquisto delle famiglie.

Una situazione decisamente allarmante in quanto sono in crescita le situazioni di povertà intermittente o di lunga durata, così come i casi di cronicità ossia di disagi stabili e prolungati. Va detto che cresce la presenza degli anziani: infatti se nel 2015 gli over 65 erano solo il 7,7% oggi sono esattamente il doppio.

A prevalere è la fragilità occupazionale e così, chi chiede aiuto sono i disoccupati, coloro che hanno un lavoro che però non li protegge dall’indigenza. Ci sono poi coloro che vivono due forme di fragilità ossia la questione della casa e la povertà sanitaria.

In Italia – secondo l’Istat – circa 6 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali per costi o attese eccessive. Molti chiedono al centro di ascolto farmaci, visite mediche o sussidi per prestazioni diagnostiche, altri invece non formulano richieste specifiche, lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati.

Il tutto si intreccia quasi sempre con altre forme di bisogno creando un circolo vizioso: casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda, rendendo difficile ogni percorso di uscita.

Il profilo di chi ha bisogno si è dunque profondamente trasformato, riflettendo una povertà sempre più trasversale, complessa e spesso non intercettata o adeguatamente supportata dal welfare.

I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l’analisi sociologica.

In fondo in gioco c’è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile. Tra le pieghe di una realtà segnata da contraddizioni e indigenza, si fa spazio un appello alla comunità tutta. Perché questa è una responsabilità ma anche una speranza di tutti noi.

Perché “loro” molto presto potremmo essere anche “noi”.

Se solo fossimo in grado di vedere con empatia le difficoltà degli altri e nel nostro piccolo fare piccoli gesti, sarebbe già un primo piccolo passo verso quel percorso di speranza e responsabilità di cui abbiamo parlato.

Stefania Lastoria

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