La povertà degli insoddisfatti cancella il sorriso

Lui ha un sorriso luminoso e un nome che suona in modo dolce. Ai nostri occhi le sue vesti colorate appaiono povere, anche se non lacere. I suoi occhi intercettano i nostri sguardi, oltrepassano ogni distanza, coprono le migliaia di chilometri che ci separano. Lui è un giovane ragazzo che vive in Africa e che è sopravvissuto, grazie all’immenso amore di chi lo ha conosciuto, grazie all’aiuto e al cuore di tanta gente, che si è fermata ad ascoltare la sua storia.
Ha un volto bellissimo, che irradia positività.
Eppure la sua vita, paragonata a quella di ognuno di noi, è, per il nostro concetto di benessere, incredibilmente povera. Non ha una casa, non ha un motorino, non ha un armadio pieno di abiti tra cui scegliere, non ha scarpe. Il cibo non gli manca, a volte è lo stesso cibo per giorni, a volte varia, spesso è costituito da carne frutto di caccia, da radici e erbe selvatiche, dal frutto di qualche campo coltivato con tanto duro lavoro. Tutto è una conquista.

La sua notte è stellata, in un modo che nessuno di noi riesce ad immaginare, persi come siamo in un inquinamento di luci, rumori e smog.
La sua povertà non toglie serenità alle giornate che vive.

Ha degli amici intorno che lo amano e che ama. Sta crescendo e sopravvivendo in un ambiente a volte ostile per l’essere umano. Si sposta percorrendo chilometri a piedi. Studia e ama apprendere. La scuola è un momento in cui si incontra con gli altri giovani, tra giochi scalzi, palloni di stracci, con un canto nel cuore.
Non possiede niente. Nella nostra società ne avremmo pena e forse pietas, anche se nel senso migliore del termine. E percorrendo le nostre strade, apprendendo da noi, forse anche lui si sentirebbe povero. Eppure lui non è frutto di fantasia. Esiste davvero con la sua capacità di vivere.

La nostra è una società del desiderio da realizzare, della sensazione della privazione nonostante non manchino il cibo, la casa, l’auto, i vestiti, i viaggi, il cellulare. Tutto ciò che non possiamo avere riesce a farci sentire poveri nella nostra vita, nel nostro quotidiano.

I dati reali raccontano che, effettivamente, oggi qualcosa è cambiato e che sono molte le famiglie che hanno anche problemi di cibo a causa della mancanza di lavoro. Gli stessi dati raccontano di un paese in cui aumenta il divario tra il povero e il ricco, ma la strana sensazione che caratterizza la nostra società è che, anche in presenza di tranquillità economica, non si vive bene, la nostra percezione non è mai quella di profonda soddisfazione.

Non si può negare che la nostra Italia sia più povera rispetto al passato. E’ anche vero, però, che la nostra perdita/povertà si pone in un momento antecedente, in cui il nostro mondo ha fatto apparire come indispensabili beni inutili, oggetti superflui, di cui abbiamo piene le case.

La povertà, in senso lato, domina le nostre vite, perché abbiamo legato la nostra sensazioni di felicità al di fuori di noi, oltre il necessario, facendoci dominare dai desideri, spesso impossibili. E così abbiamo perso la ricchezza della gioia e del sorriso nel quotidiano.

di Patrizia Vindigni