PONTE CESTIO

Roma città dei sette colli, città dei Cesari, città dei papi. Roma città dei ponti. L’antica città, nel IV secolo della nostra era, arrivava a contarne fino a nove.
Uno dei meglio conservati oggi è ponte Cestio, eretto da un parente o forse dallo stesso personaggio che fece erigere per sè il noto mausoleo di forma piramidale.
La costruzione del ponte si colloca verso la metà del I secolo a.C. ed era originariamente a tre arcate, di cui quelle laterali più piccole di quella centrale.
Verso il 370 si resero necessari dei lavori dei restauro, eseguito con materiali presi direttamente dal vicino teatro Marcello: in epoca tardo-antica era in effetti prassi comune avvalersi dell’utilizzo di materiali prelevati da strutture ormai in disuso o in precarie condizioni di stabilità. Una stele, ancora sul ponte, ricorda i lavori eseguiti a nome degli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano. Per loro volere, il ponte assumerà il nome del giovane imperatore Graziano, figlio di Valentiniano.
Tale denominazione sopravviverà nel medioevo. In quest’epoca si segnala un ulteriore restauro ad opera di Benedetto Carushomo, senatore della città, che nel 1192 seguì i lavori. Un’epigrafe, accanto a quella più antica, commemora questi lavori.
Nel XV secolo era conosciuto anche come Ponte San Bartolomeo, dalla chiesa che si trovava nei pressi, mentre nel XVII secolo era chiamato anche Ponte Ferrato, per via delle catene in ferro dei mulini che lì si trovavano.
Nel XIX secolo, nell’ambito abito della risistemazione
delle sponde del Tevere, il ponte venne smontato e rimontato, mutandone però la forma: le arcate laterali assunsero pari dimensioni dell’arcata centrale, per permettere un deflusso più regolare delle acque. Dopo questi lavori, il ponte venne ribattezzato Ponte Cestio, dal suo originario nome.
di Fabio Scatolini
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