Il Rifugio Franchetti nel cuore di Sua Maestà

Il Rifugio Franchetti è un diamante incastonato a 2433 mt nel cuore teramano di sua Maestà Il Gran Sasso. Che si inizi il percorso di avvicinamento al Rifugio partendo da Sella di Cima Alta o che si approfitti del servizio funicolare partendo da Prati di Tivo, dalla Madonnina in poi unica è la via che ci conduce dritti al cuore.
Non una grande arteria, come la fisiologia cardiovascolare vorrebbe, ma una piccola vena si arrampica per il versante adriatico del Gran Sasso, salendo e zigzagando tra il Piccolo e il Grande Corno. L’impennata è da cardiopalma se non allenati. Se allenati sfidare i duemila e passa metri a suon di passo andante è comunque un bellissimo e rigenerante allenamento. L’energia che scambiano i nostri corpi con le grandi pareti rocciose che sua Maestà offre in questa ora di percorso (passo medio) è davvero incredibile. Il grande gelo invernale e il suo conseguente disgelo ogni estate modificano leggermente il percorso per via di una miriade di sassi che si muovono con lo scioglimento delle nevi. È dunque sempre una nuova emozione di stagione in stagione, circondati dalla bellezza di un’arrampicata lunare, scorgere dopo una mezz’ora di percorso il Rifugio Franchetti.
Il suo balcone con vista sull’anfiteatro formato dalle pareti del Piccolo e Grande Corno è uno spettacolo da vivere almeno una volta nella vita. È sentirsi a casa almeno una volta nella vita. È sentirsi abbracciati dalla più grande piramide di energia del centro Italia. È un toccasana per il corpo e per lo spirito.
Insieme al Bivacco Bafile, altra perla abruzzese della quale parlerò in un altro articolo, a mio avviso è il luogo di incontro, umano e spirituale, più suggestivo del complesso Isola del Gran Sasso. A gestire il Rifugio da moltissimi anni c’è Luca, alpinista dalle capacità eccezionali. Alfonso, suo giovane vice e tutto lo staff completano il capolavoro.
Nastasia e Rachele governano gli affari di cucina del rifugio e mi preparano un caffè. Nastasia è una ragazza abruzzese alla sua sesta stagione, mentre Rachele è una ragazza dall’accento misto umbro/marchigiano alla sua prima esperienza. La sua laurea in filosofia mi ha stupito. Come può conciliarsi la filosofia con il pragmatismo necessario ad una vita così essenziale come quella di alta quota è stata la domanda che ha continuato a ronzarmi in testa per tutta la mattinata. Mi sono risposto mentre silenziosamente scendevo verso valle. Non è forse da sempre proprio la filosofia stessa ad indagare con scrupolo la natura umana, riducendone ai minimi termini le sue caratteristiche essenziali, attraverso lo zigzagare, a volte pindarico, della ragione?
Scambio due piacevoli chiacchiere con Alfonso. Con la rasente delicatezza tipica degli abruzzesi DOC tiene a specificare: “Mi dicono ammazza che bella vita che fai a vivere estate/inverno in funzione del rifugio. Ce li vorrei vedere ad andare nel nostro panoramico bagno con 180km di vento nel bel mezzo della notte” – e sorride come a farmi intendere che non è affatto tutto oro ciò che luccica e men che meno in un Rifugio a 2433 mt di altitudine dove non c’è spazio per i fronzoli. Alla mia domanda su quali fossero i principali criteri di selezione dello staff la sua risposta è stata altrettanto secca: “La polivalenza! Chi vive e governa il rifugio deve essere in grado di saper fare molte cose e non solo quella per la quale si ritiene più portato. Un cuoco non può essere solo cuoco ma anche carpentiere quando serve. E prima o poi serve!”
Questo aspetto della vita di comunità in ambiente estremo mi affascina molto. Si respira infatti aria di famiglia tra i membri del Franchetti e la permanenza prolungata a stretto contatto di certo amplifica questo sentimento di solidarietà.
Diventare per una notte o due parte della “Famiglia” è facile, basta prenotare uno dei 23 posti letto presenti al primo piano.
L’ospitalità al Rifugio Franchetti è di casa.

di Riccardo Battista

Print Friendly, PDF & Email