25 aprile: la Resistenza delle donne, ieri, oggi e domani

E’ tornata da pochi giorni in libreria Michela Ponzani, storica, autrice e conduttrice televisiva con una nuova edizione di “Guerra alle donne. Partigiane, vittime di stupro, “amanti del nemico” (1940-45)”. In questo contributo, ci spiega perché il coraggio, il sacrificio e la lotta di quelle protagoniste della Seconda guerra siano valori ancor più attuali adesso, soprattutto per le nuove generazioni.

Nella guerra che fra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945 investe le popolazioni civili, sono le donne a resistere e combattere.

Rimaste sole con i mariti al fronte, dispersi o catturati come prigionieri di guerra, le donne diventano protagoniste di una Resistenza senz’armi, fatta di piccoli-grandi gesti di sopravvivenza quotidiana.

Oppresse tra fame, solitudine e abbandono, corrono nei rifugi per salvare la vita dei figlidurante i bombardamenti; sopportano il freddo da sfollate, fanno la fila per il panesperando, ogni giorno, di riuscire a sfamarli. Staffette per il trasporto di armi, cibo e medicinali, o combattenti nelle bande partigiane che operano in montagna e in città, le donne rischiano di essere fermate ai posti di blocco tedeschi, di cadere nella rete delle spie, di finire nelle camere di tortura della polizia fascista, dove lo stupro è liberamente usato per estorcere confessioni.

Diventano bersagli strategici dei nazisti e dei militi della Repubblica sociale.

Eppure, nella disperata lotta per la sopravvivenza, le donne decidono di non essere più vittime, si ribellano a quella cultura di guerra che usa lo stupro come arma per umiliare il nemico sconfitto, riducendo il corpo femminile a bottino e preda degli eserciti (occupanti o liberatori).

La lotta partigiana delle donne è quindi una guerra di liberazione anzitutto contro la criminale violenza nazifascista; ma è anche una scelta di libertà.

Una lotta privata, una battaglia, una guerra combattuta per l’emancipazione

dalle discriminazioni e da ogni forma di subalternità sociale e culturale. Per le donne, la Resistenza è un atto di disobbedienza radicale; uno strappo definitivo con la società patriarcale, la liberazione dall’educazione fascista improntata al rispetto delle gerarchie fuori e dentro le mura domestiche che le condanna ad essere la “pietra fondamentale della casa, la sposa e la madre esemplare”. Che non permette d’iscriversi alle facoltà scientifiche e considera irrazionale la mente femminile, perché “il genio è maschio”.

Ci si può legittimamente chiedere perché oggi una giovane ragazza dovrebbe appassionarsi ed incuriosirsi riguardo vicende che hanno più di 70 anni.

E la risposta sta nel fatto che quelle storie, con le emozioni, le paure, i tormenti che segnano la scelta partigiana, dolorosa e carica di responsabilità, continuano a parlare al nostro presente.

Perché se oggi il destino delle donne non è più quello di stare a casa e di lasciare tutto il mondo agli uomini, è grazie alle ragazze che hanno combattuto la dittatura fascista, rinunciando alla spensieratezza della gioventù, continuando a battersi affrontando discriminazioni insopportabili.

Fortissime erano poi le disparità nella sfera domestica e professionale: le donne non potevano divorziare o interrompere una gravidanza, né diventare giudici o poliziotte perché troppo fragili.

Persino ucciderle non era così grave: la legge, concedeva le attenuanti se un uomo, per ragioni di onore, uccideva la moglie, la sorella o la figlia (il delitto d’onore verrà abrogato solo nel 1981). Ricordiamo anche che solamente nel 1996 lo stupro divenne reato contro la persona e non più contro la morale.

Le ragazze della Resistenza lasciano dunque il testimone alle generazioni future. Oggi grazie al movimento #MeToo, abbiamo squarciato il velo d’ipocrisia sugli abusi e le molestie sessuali e abbiamo più coraggio nel denunciare gesti e parole di offesa, urlate o allusive. Possiamo dichiarare, senza il timore di essere considerate pazze o esagerate, di non sopportare più allusioni sessuali non richieste, in ufficio, a un colloquio di lavoro o all’università.

Ma l’emergenza Covid-19, che ci ha rintanate in casa, ha visto aumentare i femminicidi. Perché quando si è fragili e abbandonate a una vita di isolamento e degrado, è proprio la famiglia a trasformarsi in un’orrenda prigione.

Allora, forse sarebbe il caso di festeggiare questo 25 aprile con le parole che

Marisa Ombra, staffetta nelle brigate Garibaldi, ha dedicato a tutte noi. “Siate partigiane, per essere libere sempre”.

di Stefania Lastoria

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