La solidarietà non è reato. Assolto il Presidente di Baobab Experience Andrea Costa

Lo scorso 3 maggio un lungo applauso ha accolto Andrea Costa, Presidente di Baobab Experience, all’uscita del Tribunale Penale di Roma, al termine del processo di primo grado che lo vedeva imputato insieme ad altri due volontari di favoreggiamento  dell’immigrazione clandestina.

Davanti ai cancelli di Piazzale Clodio si erano radunati  volontari e sostenitori dell’associazione Baobab, da anni punto di riferimento per l’accoglienza ai migranti.  “La solidarietà non è reato” era la frase più ricorrente sui tanti cartelloni alzati; una voce collettiva a sostegno di Andrea Costa e contro la criminalizzazione della  solidarietà che, giova ricordarlo, è posta dalla Costituzione tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico.

I fatti posti a fondamento della gravissima accusa, risalgono al 2016 quando l’associazione, subito dopo lo sgombero dal presidio temporaneo di via Cupa, si è attivata per fornire sostegno ad alcuni migranti rimasti senza quell’unico giaciglio di fortuna e senza disponibilità di accoglienza nel campo di Croce Rossa diRoma a causa del sovraffollamento. Con il contributo dei volontari l’associazione Baobab ha comprato, in un gesto di solidarietà e generosità, i biglietti dell’autobus a nove migranti , otto provenienti dal Sudan e  uno dal Ciad, permettendo loro di raggiungere così il campo della Croce Rossa di Ventimiglia.L’associazione ha poi provveduto a fornire ai nove ragazzi un  pranzo al sacco e un kit per l’igiene personale che comprendeva  spazzolini da denti, pettini e sapone e una volontaria si è offerta di accompagnarli nel viaggio.

Tanto è bastato per coinvolgere la Direzione Antimafia nell’attività investigativa e per configurare i fatti come rientranti nella fattispecie di reato prevista dall’art.12 del Testo Unico dell’Immigrazione. La Procura  di Roma, competente a pronunciarsi,  si è espressa con una sentenza di piena assoluzione perché il fatto non sussiste.

“Un po’ ammaccati, ma ripartiamo! Ci volevano mortificati e logorati, ci avranno più determinati” scrive l’associazione sulla sua pagina Facebook il 6 maggio, a distanza di pochi giorni dalla sentenza.

Ma, nello stesso post, avvisano anche sulla possibilità che questi processi  finiscano per criminalizzare o anche solo indebolire la solidarietà:

“C’è stata tanta solidarietà, ma c’è stata anche diffidenza e i più cauti – tra donatori e sostenitori- hanno preferito sparire”.

Già Amnesty International, nel rapporto del Marzo 2020  “Punire la compassione: solidarietà sotto processo nella Fortezza Europa”,aveva documentato come le  istituzioni, i governi europei e le procure usino in maniera impropria le leggi antiterrorismo e quelle sull’immigrazione, contro i difensori dei diritti umani, siano essi in forma singola o associata.

Per Andrea Costa e per l’associazione Baobab Experience è stata fatta giustizia. Per molti altri ancora no.

di Nicoletta Iommi