Perché Neymar vale 222 milioni?

30 milioni all’anno, 2 milioni e mezzo al mese, quasi 1 euro al secondo. Anche quando dorme. Sono questi i numeri del contratto che Neymar ha da poco firmato con il Paris Saint-Germain. Cifre astronomiche, che fanno del trasferimento del brasiliano il più grande affare della storia del calcio. Quasi mezzo miliardo speso: dal contratto del giocatore (quinquennale da 150mln complessivi), al bonus di 40mln al padre procuratore e, soprattutto, i 222mln di clausola rescissoria pagati al Barcellona.
Ma come è possibile che un calciatore valga tutti questi soldi e che qualcuno li spenda per aggiudicarselo? Cerchiamo di capirlo, facendo innanzitutto un po’ di chiarezza sui termini. Cosa si intende per clausola rescissoria? È la possibilità, da parte di un giocatore, di recedere unilateralmente dal contratto siglato con la propria squadra di appartenenza in cambio del pagamento di una determinata cifra. Cos’è invece il FairPlay finanziario? È un dispositivo creato dalla Fifa per frenare le grandi potenze calcistiche ed economiche per cui ogni club può spendere solo quanto incassa in ambito sportivo (quindi bonus vittorie, diritti di immagine e televisivi, biglietti e merchandising).
L’affare Neymar capovolge tutte le regole del calciomercato e, in parte, anche dell’economia. La sua clausola rescissoria è di 222mln, una cifra che nessuna squadra al mondo potrebbe permettersi proprio in virtù del FairPlay finanziario. Nemmeno il Paris Saint-Germain. Infatti non sono i francesi a comprarlo, ma la Qatar Sports Investments, il cui presidente, Nasser Al-Khelaifi, è lo stesso del club parigino. La fondazione qatariota versa nelle casse del brasiliano i soldi della clausola, il giocatore si svincola e sceglie di firmare per il Paris Saint-Germain.
Un passo indietro però, capiamo anche chi è Neymar, soprannominato O Ney, calco del O Rey di Pelè. 25 anni, nazionale brasiliano, dal 2013 al Barcellona con cui ha siglato 68 gol. Dietro al calciatore, sicuramente tra i più forti al mondo, c’è una macchina da soldi legata ai diritti d’immagine e di sponsor. Dalla Panasonic alla Gillette, da Pokerstars alla Volkswagen, sono tantissime le multinazionali che hanno scelto il volto del brasiliano per il loro prodotto. Solo la Nike paga Neymar 6mln l’anno per fargli da testimonial, con un contratto che dal 2011 arriva al 2022.
Il 2022 appunto. È questo l’altro numero fondamentale nella vicenda. Perché dietro all’investimento tecnico, su di un calciatore che probabilmente farà vincere molto alla squadra, dietro al marketing e al merchandising ci sono precisi progetti politici ed economici. Quelli del Qatar e di Hamad al-Thani, emiro dal 2013, che ha scelto una via precisa per elevare il profilo internazionale del suo stato: lo sport. Votato come la “migliore personalità sportiva del mondo arabo” ha portato in Qatar i Campionati del Mondo di nuoto nel 2014 e i Mondiali di calcio del 2022. Eventi planetari che servono al paese per uscire dall’isolamento politico decretato dall’Arabia Saudita. E che sono solo un tassello in un mosaico di investimenti: nelle mani di al-Thani infatti ci sono quote della Barclays, di Sainsbury’s e Harrods, della Volkswagen e della Disney. Ci sono complessi turistici in Costa Smeralda e donazioni milionarie. Come quella fatta dalla Qatar Fund for Development che con 5.6mln finanzia la ricostruzione del plesso scolastico Enrico Mestica di Macerata, reso inagibile dal terremoto.
Un impero economico che con Neymar mette a segno un nuovo atto di forza. Gol e dribbling importano poco.

di Lamberto Rinaldi

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