L’unica normalizzazione possibile

Tutto il sistema mediatico di regime, ufficiale, quello costituito dai grandi giornali, dalle televisioni, pubbliche e private, sembra tendere a una sola cosa: lanormalizzazione dello stato di guerra, la sua accettazione.

Si cercano le ragioni di scontro e allora gli opinion maker si sforzano di costruire il nemico satanico. Putin èparagonato a Hitler, e la situazione di Monaco 1938 viene traslata sic et simpliciter nel presente, come fa Gianni Riotta in un intervento su Instagram subito rilanciato dal giornale La Repubblica. Un intervento,quello di Riotta,  che etichetta il movimento pacifista internazionale come una quinta colonna dei dittatori fascisti degli anni trenta del secolo scorso e oggi, del totalitarismo putiniano erede di quello stalinista. A stretto giro, quasi ci fosse un accordo, Andrea Purgatori ci presenta lo stalinismo come fenomeno identico o quasi al nazismo, del quale avrebbe favorito la presa di potere in Germania. Stalin che insegue Hitler, lo rincorre, ne brama il favore. Cerca le similitudini tra le storie personali dei due, i loro amori, le loro vicissitudini.

Contestualmente il circo mediatico quotidiano ci informa (?) di quel che sta avvenendo in Ucraina, prospetta scenari terrificanti e che prevedono la possibilità di uso di armi atomiche “tattiche”, dai danni limitati nel tempo e nello spazio, accettabili.

Da chi?

Hanno trovato il modo di ridurre i tempi di dimezzamento e decadimento delle sostanze radioattive?

Sono in grado di circoscrivere e imprigionare in una sfera gli effetti di una deflagrazione nucleare?

E coloro che hanno la disavventura di stare dentro questa fantasiosa “zona circoscritta” che fine faranno? Meglio,come dovranno morire? Quanti?

L’informazione e la propaganda stanno costruendo un clima di accettazione della guerra “inevitabile”, perfettamente in linea con le posizioni USA. La discussione verte sulle modalità dell’intervento: più armi agli ucraini, oppure impegno diretto, ufficiale degli eserciti sul campo? D’altra parte le posizioni di chi guida il mondo occidentale sono chiarissime: indebolimento e messa all’angolo della Russia putiniana, ridurne drasticamente la forza militare e la sfera di influenza.

Si può discutere all’infinito sulle ragioni di questa guerra, ammesso che delle ragioni ci possano essere inuna guerra, su chi l’ha innescata, quando e perché.Quello che inizialmente era un conflitto per una zona mineraria, il Donbass, ad alto valore economico delle dimensioni del Belgio, e per le rivendicazioni di minoranze linguistiche filorusse secessioniste, si è trasformato nello scontro di due nazionalismi, e ciò è avvenuto nel momento in cui il controllo del confine tra Ucraina e territori secessionisti, è passato dall’esercito regolare ucraino alle milizie ultranazionaliste, alle quali si contrappongono analoghe formazioni dall’altra parte del fronte, ma filorusse.

Non si può ritenere che l’Ucraina sia un covo di neonazisti, come afferma la propaganda russa, da ripulire, anche se sicuramente ce ne sono, come in ogni paese. E’ estremamente preoccupante che all’interno di uno stato democratico riescano ad acquisire potere delle forze armate autonome, che certamente non rispondono del loro operato al governo, ma ai loro leader, nuovi signori della guerra.

Ma nulla può giustificare una guerra. Quando si inizia sparare, si ha sempre torto.

Nello stesso tempo sono messe a tacere le voci, e sono tante, che cercano di indicare una strada alternativa, anzi l’unica strada, perché è una soltanto e non passa attraverso le forniture militari agli ucraini, econtestualmente, il finanziamento della Russia tramite acquisto di gas e petrolio nella “modesta” quantità di un miliardo di euro al giorno, con cui sostengono lo sforzo bellico. Forse qualcuno in realtà vuole che la guerra continui.

Chiunque osi dissentire dalle indicazioni governative o esprime diverse valutazioni, viene etichettato come filorusso e spesso aggredito verbalmente quando partecipa a dibattiti pubblici, come accaduto al direttore di  Avvenire il 5 maggio scorso per opera di un giornalista de  “La Repubblica durante la trasmissione “Piazza pulita”.

Le manifestazioni a favore della pace vengono ignorate e si cerca di tenerle nascoste. Se ne parlano, è per definirle, aprioristicamente, filorusse e guerrafondaie.

E intanto il governo di un paese che ripudia la guerra,prende impegni di aumento delle spese militari, che solo dopo il parlamento ratifica, e che gran parte degli italiani non approva. Sembra di rivivere la vigilia dell’entrata nella Grande Guerra e il Patto di Londra. Sappiamo com’è finita!

Non si può accettare l’idea che sia lo stato di guerra a costituire la normalità quotidiana.

Bisogna sostenere il cessate il fuoco, da subito.

Ne ha bisogno e lo vuole la maggioranza dell’umanità che la guerra la subisce sulla propria pelle. Della donna ormai anziana che si chiede come potrà ricostruire qualcosa con il compagno malato, del bambino chiuso per mesi in un bunker, di chi non riesce neanche aimmaginare una fuga, di chi subisce violenze di ogni tipo, di chi vede morire i propri amici, la sua stessa vita, di chi muore di sete e di fame

E’ dal cessate il fuoco che bisogna iniziare ad impegnarsi. Tutto il resto viene dopo. Le discussioni, i processi, i giudizi storici, l’economia… Tutto viene dopo. L’imperativo è: cessate di uccidere, di distruggere, di fornire munizioni, armi e risorse economiche da utilizzare nella guerra.

Dobbiamo far morire la guerra di fame, non alimentiamola. Niente armi agli ucraini e neanche un centesimo ai russi.

Chi grida questo è censurato, oscurato, chiunque esso sia, l’ANPI, il Papa che rappresenta un miliardo e mezzo di cattolici, Emergency, le associazioni umanitarie, gruppi di persone, uomini e donne che partecipano alle tante manifestazioni contro la guerra, ignorate dai mezzi di informazione, organizzate localmente dalla società civile, che costituisce la maggioranza, almeno relativa,che varia dal 44,8 al 55 per cento secondo i sondaggi.

Occorre allora rilanciare queste richieste di pace, di non morte, di non distruzione. Far tacere le armi. Far vincere il bisogno di pace di chi subisce la guerra, e non l’avidità di chi guadagna denaro a ogni colpo che parte, che finge di cercare la pace, ma fomenta la guerra.

Questa è l’unica normalizzazione accettabile. La cessazione della guerra in Ucraina e di quella che è giustamente stata definita la III guerra mondiale, diffusa in ogni angolo del mondo.

La pace è l’unica normalizzazione possibile ed è quellache vogliamo.

 

di normalizzazione Corrado Venti

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