La tempesta perfetta, le tristi previsioni per il 2030

silviaL’Ecologia Integrale ispirata dalla Laudato Sì di Papa Francesco, ci pone davanti alcuni temi importanti che evidenziano alcuni problemi che l’intera umanità sta affrontando per la mancanza di responsabilità con cui negli ultimi settantacinque anni, gli esseri umani hanno gestito la loro evoluzione sociale, industriale, tecnica e biologica.

Oggi l’uomo ha la capacità di trasformare l’ambiente in cui vive (e non solo di adattarsi) purtroppo la grande accelerazione, la crescita di conoscenze e l’attività antropica ha di fatto alterato il naturale equilibrio del pianeta, il quale, da parte sua, resisteva da secoli e secoli con la sua economia circolare. La terra non produce scorie per il solo fatto che le trasforma utilizzandole in altro modo, per fortuna, oggi qualcuno pensa ad imitare i cicli biologici degli ecosistemi e l’Economia Circolare C2C Cradle to Cradle: dalla culla alla culla ovvero alla tomba (che è culla di qualcos’altro.  

Una economia che si ispira al processo naturale, imitando gli ecosistemi che con i loro cicli biologici sono altamente efficienti e soprattutto non hanno un impatto ambientale devastante. Ad esempio, se ci pensate, nessuno si è mai posto il problema di come intervenire in un bosco in autunno, nessuno ha mai pensato: “come possiamo aiutare il bosco a liberarsi dalle foglie morte?” Nessuno lo ha mai fatto semplicemente perché tutti ben sappiamo che gli ecosistemi con i loro dinamismi naturali sono autosufficienti, ecco perché nel periodo durante il quale il suolo è coperto dalle foglie morte cadute dai rami, non bisogna intervenire in alcun modo perché, quello strato di foglie, anche se non servono più sui rami,  non sono un rifiuto ma subiranno una utile trasformazione, avranno varie funzioni ottimali e specifiche nel sottobosco, il vento le trasporterà nei punti dove più servono, quello strato riparerà dal freddo il suolo sottostante dove avranno modo di crescere nuovi germogli riparati da gelo e neve, una volta marcite, le foglie morte costituiranno un perfetto strato di concime pieno di sostanze utili, dove troveranno vita funghi e muschio, un habitat naturale utile a lumache, insetti, coleotteri e uccelli i quali trarranno da esso un ottimo nutrimento, il bosco è quindi sede di una lenta ma  dinamica trasformazione spontanea, infatti a primavera ogni cosa riprenderà vita, la luce avrà modo di filtrare con potenza grazie al fatto che sui rami non ci sono foglie ad impedire che i raggi solari arrivino al terreno permettendo un continuo ciclo biologico e la crescita di fiori e piante nuove fino all’ autunno successivo.

Per fortuna all’uomo non viene in mente di mettere mano a questo meraviglioso equilibrio, mentre purtroppo, quando si parla di devastante attività antropica che ha alterato gli equilibri naturali della natura, si parla di “impronta”, di sovrappopolamento, di sovrasfruttamento delle risorse, di emissione di scorie, di produzione di gas serra che l’atmosfera non riesce a smaltire, parliamo di dispersione di liquami tossici nei mari, nelle falde acquifere, nei fiumi, parliamo di cementificazione, di asfalto, di desertificazione. Quando parliamo di sostenibilità ambientale, ci riferiamo a quei necessari interventi decisionali che ognuno di noi ha la responsabilità di fare, non solo a livello politico ma anche facendo scelte di vita utili a recuperare qualche dimensione perduta (nella speranza che sia solo perduta e non per sempre finita, come le grandi estinzioni di massa di animali e vegetali causati da nostre scelte irresponsabili). Valorizzare la diversità degli ecosistemi è compito di ogni abitante del pianeta, salvaguardarne l’esistenza, aiutarne la ripresa, evitando il sovrasfruttamento e la mancanza di rispetto.

Se le previsioni per il 2030 prevedono una popolazione di almeno 9 miliardi di persone (di cui circa 4,9 miliardi vivranno in aree sottosviluppate), il 40% di più di richiesta di cibo, il 30% in più di acqua, il 45 % in più di energia, sappiamo che questo causerà conseguenze catastrofiche come l’innalzamento della temperatura, del livello del mare, dei fenomeni come i grandi movimenti di sfollati climatici (si stima che oggi almeno 2,8 milioni di persone sono costretti a muoversi, alla ricerca di cibo ed acqua, lasciando  i loro territori perché diventati inospitali). La tempesta perfetta è quella in cui la confluenza di eventi negativi, provoca qualcosa di tremendamente catastrofico, ecco perché dobbiamo agire subito in modo da interrompere questa catena di circostanze sfavorevoli. Abbiamo modo di lanciare appelli per incrementare la conoscenza di questi dati drammatici, puntare sulla ricerca, sullo studio di economie diverse come l’economia circolare, l’industria sana, l’impiego di energie rinnovabili che possano evitare peggioramenti, indirizzando le nostre scelte verso una corretta gestione dell’ambiente. Se ognuno di noi diventasse un mediatore culturale capace di rendere giustizia ai comportamenti corretti, amplificandone gli effetti positivi sul pianeta, saremmo sicuramente tutti più utili alla cura della casa comune, parlandone, comunicandone le cause e gli effetti, cercando soluzioni sostenibili e, “last but not least”, dando una mano concreta alla sopravvivenza felice dei nostri nipoti e alla possibilità, un giorno, di permettere loro di ammirare lo stupendo paesaggio naturale di un bosco in autunno.

Silvia Amadio

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