Il Trattato sulla Tolleranza

Voltaire è stato un filosofo, scrittore, poeta francese vissuto nel ‘600, nato a Parigi, in Francia, il 21 novembre del 1694, e morto il 30 maggio 1778.

Voltaire ha fatto parte del movimento culturale dell’Illuminismo, e ne è anche stato uno dei maggiori esponenti, insieme ad altri grandi personaggi come Rousseau, Locke e Montesquieu.

Il pensiero di Voltaire è stato considerato rivoluzionario, e ha influenzato molti personaggi politici e intellettuali dell’epoca, grazie al suo ideale riformatore e moderno che ancora oggi può essere considerato attuale; Voltaire era contro le ingiustizie e le superstizioni, era fortemente laico ed infatti aveva un pensiero molto razionale ed esterno alla religione.

Trovo che la filosofia di Voltaire possa essere considerata attuale ancora oggi, questa infatti girava principalmente intorno ad un’unica parola: “tolleranza”, Voltaire infatti era convinto che nessuno possedesse la verità assoluta, e per questo motivo nessuno poteva imporre il proprio giudizio agli altri con la completa certezza che questo fosse corretto; da qui, quindi, nasce la tolleranza.

Voltaire sosteneva che nel mondo esistono due tipi di mali: la fatalità che dipende dalle forze dalla natura, e poi, il male generato dall’uomo.
La discriminazione, la povertà, l’ignoranza, sono tutti mali che l’uomo ha potere di creare ma anche di distruggere, e questo è possibile solo nel momento in cui lui stesso decide di abbracciare la filosofia della tolleranza.

Una delle opere più famose e rivoluzionarie di Voltaire è stata scritta nel 1763, “Il Trattato sulla Tolleranza”, dove trattò non solo sulla libertà di credo, sul rispetto delle opinioni e di altre argomentazioni che ancora oggi potrebbero ispirare una società, ma anche sulla pena di morte.

Il filosofo ha voluto scrivere questo trattato per discutere di un caso in particolare, quello di Jean Calas, un uomo che è stato ingiustamente giustiziato con l’accusa di aver ucciso il figlio perché quest’ultimo aveva voluto convertirsi al cattolicesimo nonostante provenisse da una famiglia protestante; la verità, poi esposta dallo stesso Voltaire, era che il figlio si era suicidato, e che l’accusa contro il padre era col solo fine di macchiare l’immagine del protestantesimo.

Quindi, a seguito di ciò, Voltaire scrive: “La tolleranza è una conseguenza necessaria della nostra condizione umana. Siamo tutti figli della fragilità: fallibili e inclini all’errore. Non resta, dunque, che perdonarci vicendevolmente le nostre follie. È questa la prima legge naturale: il principio a fondamento di tutti i diritti umani”, e aggiunge che per far si che i torti vengano eliminati, e che la giustizia venga applicata ugualmente a tutti i cittadini, lo stato dovrebbe essere separato dalla chiesa, perché solo in questo modo gli interessi di entrambe le parti non si influenzerebbero a vicenda; sopratutto tenendo in considerazione che spesso si confonde il significato di reato e di peccato: un peccato è contro Dio, ed un reato è contro lo stato, e questi due concetti non possono coincidere.

In conclusione, Voltaire affermava che per avere una società civile e corretta bisognava saper essere tolleranti e rispettare la libertà di credo e non, invece, far prevalere pregiudizi e superstizioni.
Concludo chiedendo, non sarebbe utile rispolverare i principi di Voltaire e applicarli alla società odierna?

Aurora Ercoli