Morti “nere” sul lavoro: oltraggio ai valori della convivenza

“Antonio Di Lollo aveva 46 anni e faceva l’imbianchino, Gianfranco Amabile era poco più grande ed è morto, avvolto dalle fiamme, sotto gli occhi del figlio. Martedì Andrea Monti è precipitato per dieci metri dal tetto di un capannone, mentre stava facendo un sopralluogo. Domenico Corcelli è stato travolto dal cestello dell’autogru, mentre Massimo Crepaz è deceduto in montagna, schiacciato mentre stava effettuando lavori di manutenzione di una funivia. Alfonso Gisini, invece, è stato travolto da un muro di mattoni di una palazzina ATER di Corchiano, nel Viterbese. Gianfranco Corso lavorava per una ditta di autospurghi ed è rimasto intossicato dai fumi in un pozzo, a diversi metri di profondità, mentre tentava di aiutare un collega.

Martedì sera, a Marcianise, nel Casertano, Giuseppe Borrelli è morto schiacciato in una fabbrica: aveva 51 anni, una frattura al collo gli è stata fatale. Nella settimana della strage di Brandizzo, dove sono morti Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa mentre effettuavano la sostituzione di un binario, ci sono altre otto storie da raccontare. Caduti sul lavoro anche loro. Chi folgorato o bruciato, altri precipitati o schiacciati”. Così scrive su il fatto quotidiano, Andrea Tundo, il 6 settembre.

“È la strage dei singoli che fa meno notizia, ma che vittima dopo vittima riempie le fredde statistiche dell’Inail. Si contano 450 infortuni mortali sul lavoro nei primi sei mesi del 2023…”

Si muore sul lavoro, da sempre, ma mai in così tanti e Tutti insieme. Sono stragi sul lavoro. Le famiglie piangono. I figli crescono orfani. Le Istituzioni parlano, parlano, parlano. Parlano ma non agiscono. Le lavoratrici e i lavoratori continuano a morire. Tutti lo sanno. Tutti i livelli dello Stato conoscono il dramma delle morti sul lavoro. Morti che si potrebbero evitare, ma nessuno interviene. Nessuno cambia le regole o le fa rispettare. Intanto ogni giorno, per tutti i giorni dell’anno si muore sul lavoro. Un elenco infinito di nomi, di sofferenze, di dolore. Un elenco infinito di persone che non torneranno più a casa.

La sicurezza sul lavoro è una chimera, eppure sarebbe facile prenderla questa chimera e salvare vite umane. Ma si continua a morire nella indifferenza. Migliaia di lavoratori e lavoratrici già dimenticati.

Il Presidente Mattarella dice che i morti sul lavoro sono un ripetuto, quotidiano e silenzioso “oltraggio ai valori della convivenza”.

Si è oltraggioso. “Un oltraggio la morte di Antonio Di Lollo, morto folgorato mentre era al lavoro in uno stabilimento di imbottigliamento di pomodori sulla statale 17 in Alto Sangro, nell’Aquilano. L’operaio ha urtato i cavi dell’alta tensione rimanendo vittima di una scarica elettrica. Faceva l’imbianchino e viveva insieme alla moglie e alla figlia…nelle stesse ore ha perso la vita Gianfranco Amabile, 48 anni, investito dalle fiamme…accanto a lui aveva il figlio…”

Un dramma nel dramma. Morte, dolore, sofferenza. Tutti nel tritacarne dell’oltraggio ai valori della convivenza, per ripeter il Presidente Mattarella.

 Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini