Il bisogno di pensare
“Dove trarre l’energia per camminare in equilibrio sulla fune della vita?”
Lo spunto lo prendo dal bellissimo libro di Vito Mancuso “Il bisogno di pensare” pubblicato da Garzanti. La mia non vuole essere una recensione del libro, ma una riflessione su alcuni pensieri che mi hanno profondamente colpito. Già il titolo Il bisogno di pensare, mi fa soffermare su quanto, sempre più spesso, non pensiamo. Non pensiamo ai nostri gesti, ai nostri comportamenti, perché presi dal vortice del logorio della vita moderna, stravolta dall’uso infernale dei social che ci confondono sempre di più. La società della apparenza ha sostituito la società dell’essenza. Non siamo più essere senzienti ma esseri consumanti.
Ma torniamo a Vito Mancuso che scrive “Perché vivere? Quale scopo date al vostro essere qui? Cosa volete da voi stessi?” Domande alle quali non sappiamo rispondere. Anzi io non so rispondere. Eppure dovrebbe essere facile trovare dentro di noi le risposte più etiche, più giuste, più, che sono le risposte al nostro vivere.
Il nostro bisogno di pensare ci caratterizza e ci rende umani. Ed è a partire da questa esigenza interiore, della quale non si può fare a meno, da questa urgenza strettamente legata al desiderio e al sogno di una vita diversa e migliore, che dobbiamo essere spronati a tornare al bisogno di pensare con il cuore. Pensare con il cuore per rimettere al centro dei nostri pensieri l’amore. L’amore per la vita. L’amore per tutto il creato. L’amore per noi stessi che è l’amore per l’altro.
Un bisogno, quello di pensare con il cuore, senza barriere, preconcetti o tabù, senza altro dogma che la ricerca costante del bene e dell’amore. “Così nel movimento ora logico, ora caotico, scrive Mancuso, delle nostre esistenze, questo libro diventa una guida capace di orientarci in quei momenti in cui siamo chiamati a scegliere se resistere strenuamente oppure arrenderci al flusso della vita. E, nei tempi sempre più indecifrabili che ci troviamo ad affrontare, ci invita a prestare attenzione al valore infinito di ogni istante, per raggiungere quella desiderata pace interiore, quell’equilibrio tanto atteso di chi ha finalmente trovato un senso al suo essere al mondo”.
È semplice, ma nello stesso tempo arduo, sapere chi siamo e che volgiamo, perché siamo al mondo se poi rifiutiamo il mondo del cuore per divenire il mondo del consumo rapace. Ognuno di noi è qualcosa di più di come vive nella quotidianità, di come si comporta o di come si propone. Spesso gli atteggiamenti sono dettati da rabbia, odio, cattiveria, eppure dovrebbero essere dettati alla gioia, dall’amore, dall’affetto, dal porsi come altero nei confronti dell’altro di se stesso.
Il bisogno di pensare ci riporta sulla retta via di una esistenza di fratellanza e comunione in cui condividere è bello.
Emanuele Caldarelli