La parola “inascoltata” di Papa Francesco
Il mondo contemporaneo è attraversato dagli egoismi e dalla avidità più sfrenata, tutti vogliono arricchirsi sulla pelle dei più poveri, tutti vogliono, vogliono, vogliono, senza dare nulla. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Papa Francesco è l’unica persona al mondo che continua a ripetere che siamo tutti fratelli e sorelle, ma rimane isolato, inascoltato. Il Papa soffre per le guerre, invoca la pace, in ogni parte del mondo, chiede di essere accoglienti, di tendere la mano, di aiutare, di condividere il pane, ma nessuno raccoglie le sue parole.
Il potere politico, il potere economico, il potere finanziario, sono sordi alle sue parole, ma la domenica in chiesa, sono in prima fila, si battono il petto, prendono la comunione, a volte si confessano, ma poi appena usciti dalla chiesa tornano ai loro affari sporchi. Vendere e produrre armi, produrre e vendere veleni che uccidono il pianeta, fanno leggi che respingono, non accolgono, lasciano morire in mare migliaia di migranti. Papa Francesco è stufo di tutta questa falsa testimonianza quotidiana e invita i cristiani ad essere coerenti con la loro fede, con il Vangelo, con i propri sentimenti. I cristiani coerenti rendono concreta la preghiera nell’amore per l’altro, dice Francesco, commentando il Vangelo invita a non ridurre il rapporto con Dio ai gesti esteriori, se poi dentro di noi disprezziamo i poveri o ci comportiamo in modo disonesto nel lavoro. Non serve fare un po’ di volontariato, e poi fare pettegolezzi privi di misericordia su tutto e tutti. Non serve fare il contrario di ciò che si dice. Amare l’altro significa amare se stessi, sapendo che l’altro è noi stessi. Un invito a vivere la propria fede in modo coerente, con le parole ma soprattutto con le opere.
Per essere puri non serve lavarsi le mani, ma è necessario sporcarsi le mani con il sudore e con le lacrime del fratello che affoga nel Mediterraneo. Lavarsi le mani per sporcarsele con il sangue degli innocenti che muoiono sotto le bombe, costruite e vendute da coloro che si lavano le mani per lavarsi il peccato. Ma il sangue non si lava, rimane appiccicato addosso ai falsi cristiani che subito dopo la comunione escono e vendono armi letali. Non si può essere puri se il cuore è impuro, macchiato da avidità ed egoismo. La purezza non è legata a riti esterni, ma prima di tutto a disposizioni interiori.
“Per essere puri, dice Papa Francesco, non serve lavarsi più volte le mani, se poi si nutrono dentro il cuore sentimenti malvagi come avidità, invidia, superbia, oppure propositi cattivi come inganni, furti, tradimenti e calunnie”. No al ritualismo, se ci sono atteggiamenti contrari alla carità e solidarietà.
Andare in chiesa e poi comportarsi malvagiamente, dice il Papa è la doppia vita dei farisei, che non si può accettare. La bontà interiore è caratterizzata da un comportamento esteriore solidale con l’altro che ha bisogno, che necessita di cure, che deve essere aiutato. Coloro che disprezzano i poveri, che appoggiano le guerre, che vendono e producono armi, sono i farisei contemporanei di questo secolo. Cercano la purezza in chiesa per poi essere mendaci fuori. Ma noi, dice il Papa, siamo coloro che cercano la purezza nelle azioni quotidiane, nell’amore per l’altro, nel donare, nel ripudiare l’avidità e l’egoismo.
Così, vivendo in modo puro, si vive in pace, si ripudia la guerra, si vince la fame e si batte la violenza. Nello spirito solidale di sentirci parte di un grande immenso universo dove tutti si sentono sorelle e fratelli.
Claudio Caldarelli