L’esperanto la lingua universale
L’esperanto è la lingua universale inventata a tavolino e mai usata. Il medico polacco Ludwik Zamenhof, voleva superare le barriere linguistiche promuovendo la pace e la comprensione tra i popoli. Si era molto discusso se farla diventare la lingua europea, ma poi non si è fatto nulla. Una lingua comune per tutti i paesi del mondo, pianificata a tavolino, resa comprensibile, insegnabile e imparabile, sia dal punto di vista sintattico che grammaticale. Il dottor Ludwik Zamenhof nel 1887 pubblicò il primo libro di esperanto firmato con lo pseudonimo Doktor Esperanto, da qui deriva il nome che vuol dire “colui che spera”. L’importanza di una lingua universale è fondamentale per risolvere controversie, migliorare le cure, eliminare le guerre, redistribuire le risorse, insomma una lingua universale può aiutare l’umanità a fare scelte più assennate per salvare il pianeta e combattere la fame. Ma non sono in molti che la pensano così, l’esperanto è rimasto nel cassetto dei sogni di coloro che vogliono un mondo migliore.
Il dottor Zamenhof aveva capito che una lingua universale avrebbe avvicinato i popoli, migliorato il dialogo internazionale, una lingua che potesse essere appresa rapidamente e affiancata alla propria lingua madre. La inventò utilizzando le radici linguistiche indoeuropee e una grammatica estremamente semplice e logica.
L’esperanto ha una sintassi flessibile, un vocabolario che proviene da lingue romanze e germaniche, con influenze slave. Ogni lettera ha sempre lo stesso suono e ogni suono viene scritto in un solo modo. Questa regola lo rende facile da imparare.
Esiste una associazione mondiale di parlanti esperanto, nata nel 1908 con sede a Rotterdam, rappresenta la comunità esperantista presso Unesco.
La cultura esperantista è presente in tutte le arti, dalla poesia alla letteratura, al tetro e alla musica. In Polonia e Croazia L’esperanto è stato dichiarato patrimonio culturale immateriale è oggetto di studio in diverse università.
Emanuele Caldarelli