Il male minore
Mi hanno molto colpito le valutazioni esternate da papa Francesco, al suo rientro dal recente viaggio in Asia e in Oceania, sui due candidati alla presidenza USA, Donald Trump e Kamala Harris. Questi sono i passi più significativi del suo discorso: “Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini … Non dare ai migranti accoglienza e possibilità di lavorare è peccato, e grave … La migrazione è un diritto che già c’era nell’Antico Testamento … Fare un aborto è uccidere un essere umano … La Chiesa non permette l’aborto perché uccide … È un assassinio, un assassinio.”
Interrogato poi sull’ammissibilità di votare per un candidato favorevole all’interruzione della vita, il Papa ha risposto: “Nella morale politica, in genere, si dice che non votare è brutto, non è buono. Si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella signora o quel signore? Non so: ognuno in coscienza pensi e faccia questo.”
Come si vede, Sua Santità, da politico navigato, non prende posizione e rimane neutrale rispetto ai due candidati. Allora, mettendomi nei panni di un elettore americano, vorrei tentare di completare il suo ragionamento. Prima, però, occorre fare alcune considerazioni.
Sul tema dei migranti, nessun governo al mondo pratica l’accoglienza senza riserve che il Papa ritiene doverosa. Posizione, questa, moralmente apprezzabile: non si può ritenere giusto un mondo nel quale moltissime persone sono costrette a rimanere per tutta la vita nel posto nel quale sono nate, mentre chi ha avuto la fortuna di nascere in alcuni Paesi privilegiati può – con poche restrizioni – decidere di stabilirsi in qualsiasi luogo gli piaccia.
Tutti i Paesi, tuttavia, pongono limiti – più o meno rigorosi – all’ingresso degli stranieri. Negli Stati Uniti, anche i Presidenti democratici, a cominciare da Obama, hanno persino eretto muri per fermare l’ondata migratoria; non fa eccezione Harris, che non teorizza un’accoglienza indiscriminata. La differenza è che Trump intende attuare una politica di respingimento molto più dura, accompagnata, per di più, da un atteggiamento sprezzante ed apertamente razzista (arrivando addirittura, con sprezzo del ridicolo, ad accusare alcuni immigrati di mangiare i cani e i gatti appartenenti ai cittadini statunitensi).
Riguardo all’aborto, Kamala Harris è in buona compagnia, dato che in quasi tutti gli Stati democratici è consentita alle donne – con differenti modalità e limitazioni – l’interruzione volontaria della gravidanza. In Italia, per esempio, si dovrebbero ritenere assassini (o quantomeno complici di tali crimini) i molti governanti e parlamentari che hanno promosso e approvato la vigente legge sull’aborto, e anche quei milioni di cittadini che hanno votato, nel relativo referendum, contro la sua abrogazione. Persino i principali esponenti dell’attuale maggioranza di governo, strenui difensori della famiglia tradizionale e della natalità, hanno ripetutamente dichiarato che non hanno alcuna intenzione di modificare la suddetta legge, anche se si danno parecchio da fare per rendere più complicata la sua applicazione.
Tornando al ragionamento di papa Francesco, si può ricapitolare come segue. Trump è certamente condannabile per il suo atteggiamento estremamente duro nei confronti dei migranti, anche se non sembra che intenda respingerli a fucilate. D’altra parte Harris, essendo favorevole all’aborto, cioè all’assassinio di esseri umani innocenti, è responsabile di un crimine incomparabilmente più grave. La logica e necessaria conclusione, dunque, è che – secondo la Chiesa cattolica – il male minore per un elettore americano consiste (ahimè!) nel votare Donald Trump.
Adolfo Pirozzi