Unicef: oltre 370 milioni di donne nel mondo hanno subito violenze sessuali da bambine
Dal 2011 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato l’11 ottobre Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze, “per riconoscere i diritti delle ragazze e le sfide uniche che esse affrontano in tutto il mondo”.
Secondo l’organizzazione, se si includono anche le forme di violenza sessuale “senza contatto”, come gli abusi online o verbali, il numero di ragazze e donne colpite sale a 650 milioni a livello globale, ovvero 1 su 5. La maggior parte delle violenze sessuali subite dai bambini si verifica durante l’adolescenza o ovviamente anche i ragazzi e gli uomini ne sono colpiti.
Stando alle nuove stime rilasciate in questi giorni dall’Unicef, più di 370 milioni di ragazze e donne in vita – vale a dire 1 su 8 – hanno subito uno stupro o una violenza sessuale prima di compiere 18 anni, spesso con implicazioni che durano tutta la vita.
E’ dunque evidente l’urgente necessità di strategie complete di prevenzione e sostegno per affrontare efficacemente tutte le forme di violenza e abuso.
I dati mostrano che la violenza sessuale contro i bambini è pervasiva e attraversa i confini geografici, culturali ed economici. L’Africa sub sahariana è la regione con il maggior numero di vittime, circa 79 milioni di ragazze e donne colpite, seguita da 75 milioni nell’Asia orientale e sudorientale, 73 milioni nell’Asia centrale e meridionale per poi passare a 68 milioni in Europa e America settentrionale solo per fare delle stime che già da sole dovrebbero far rabbrividire le coscienze più sensibili.
“La violenza sessuale sui bambini è una macchia sulla nostra coscienza morale – ha dichiarato la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell -, infligge traumi profondi e duraturi, spesso da parte di qualcuno che il bambino conosce e di cui si fida, in luoghi in cui dovrebbe sentirsi al sicuro”.
Ecco l’altra realtà che ci dovrebbe far riflettere.
Troppo spesso queste forme di violenza avvengono da parte di familiari o persone di cui bambini o donne si fidano, quindi sia vittime che autori fanno sovente parte della nostra cerchia familiare, amicale, professionale e intima.
In contesti fragili poi, come quelli con istituzioni deboli, forze di pace dell’ONU o un gran numero di rifugiati in fuga a causa di crisi politiche o di sicurezza, le bambine in particolare corrono un rischio ancora maggiore in tema di stupri e aggressioni sessuali.
E tutti sappiamo che nelle zone in cui ci sono conflitti, le orribili violenze sessuali, gli stupri e la violenza di genere sono usati abitualmente come armi di guerra.
Gli studi dimostrano che i bambini che subiscono violenza sessuale hanno maggiori probabilità di subire abusi ripetuti, portano con sé il trauma dello stupro fino all’età adulta, affrontando rischi maggiori di malattie sessualmente trasmissibili, abuso di sostanze, isolamento sociale e problemi di salute mentale come ansia e depressione, oltre a difficoltà nel formare relazioni interpersonali sane.
L’attuazione di interventi mirati durante l’adolescenza è fondamentale per spezzare questo ciclo e attenuare l’impatto a lungo termine di questo trauma.
E’ infatti ampiamente dimostrato che l’impatto è ulteriormente aggravato quando i bambini ritardano a rivelare le loro esperienze di soprusi, a volte per lunghissimi periodi o tenendo del tutto nascosto l’abuso subito, generando in se stessi un forte senso di rabbia, frustrazione e a loro volta violenza incontrollata.
E così, mentre i leader governativi e la società civile, compresi gli attivisti, i sopravvissuti e i giovani, si preparano ad incontrarsi alla prima Conferenza ministeriale globale sulla violenza contro i bambini che si terrà in Colombia il mese prossimo, i dati evidenziano l’urgente necessità di intensificare l’azione globale per combattere la violenza sessuale sui più piccoli e costruire un futuro più sicuro per i bambini di tutto il mondo: sfidando e cambiando le norme sociali e culturali che permettono il verificarsi di tutto questo, fornendo a ogni bambino informazioni accurate, accessibili e adatte alla sua età, che lo mettano in grado di riconoscere e denunciare la violenza sessuale.
E ancora, garantendo che ogni vittima e sopravvissuto abbia accesso a servizi che supportino la giustizia e la guarigione riducendo il rischio di ulteriori sofferenze; rafforzando le leggi e i regolamenti per proteggere i bambini da tutte le forme di violenza sessuale, anche nelle organizzazioni che con essi lavorano investendo nelle persone, nelle risorse e nei sistemi necessari per attuarle; creando migliori sistemi di dati nazionali per monitorare i progressi e garantire un’assunzione di responsabilità.
Perché se solo lo si volesse veramente, tutte queste azioni potrebbero trovare per la prima volta una vera attuazione al fine di sconfiggere questa “macchia sulla nostra coscienza morale”, come ha dichiarato la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell.
Stefania Lastoria