Sono tornati?

Nella sua rubrica sul Venerdì di Repubblica del 20 dicembre, Tomaso Montanari ci ricorda che negli anni Trenta dello scorso secolo il Circo Massimo era diventato il luogo preferito per le manifestazioni del partito fascista. Anzi, era stato dato in gestione a quel partito per consentirgli di organizzare, in una sede quanto mai evocativa delle glorie imperiali, la celebrazione dei suoi fasti. Montanari fa notare che sui manifesti di Atreju, che quest’anno proprio lì si è svolta, campeggia la scritta “siamo tornati”, e la interpreta come un aperto riferimento al ritorno di una manifestazione fascista nella cornice di quel monumento unico quanto iconico. Ma anche come un riferimento al ritorno del fascismo al governo del Paese, giusto a un secolo di distanza dall’inizio del governo Mussolini.

Devo ammettere che le osservazioni di Montanari mi sono sembrate alquanto allarmanti. D’altronde a quale altro ritorno potrebbe riferirsi quel manifesto?

Perciò non è inutile chiederci se davvero siamo al ritorno del fascismo, pur con i necessari cambiamenti imposti dalla storia; se ci sono indizi in tal senso, o se quel “siamo tornati” non sia solo uno slogan privo di senso compiuto.

La manifestazione nota come Atreju nasce nel 1998, organizzata da Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale, poi diventato Giovane Italia ed infine Gioventù Nazionale (GN) con Fratelli d’Italia. Tutte queste organizzazioni giovanili sono legate a filo doppio con Giorgia Meloni, che inventò e organizzò, da giovane dirigente, questo tipo di manifestazione.

Ancora adesso la Meloni è particolarmente legata a GN: “siete stupendi”, “sono fiera di voi”, ha recentemente dichiarato rivolgendosi a quei giovani.

Peccato che questi ragazzi stupendi siano convintamente fascisti. Lo dichiarano, lo rivendicano, ci scherzano addirittura sopra, quando non sono in pubblico. Lo hanno dimostrato in modo incontrovertibile le inchieste “undercover” di Fanpage del 13 e 26 giugno scorsi. Fanno uso di tutto l’armamentario vetero fascista: il saluto a braccio teso, la stretta “gladiatoria” dell’avambraccio, i cori “Duce, Duce, Duce!”. Del vecchio fascismo non rinnegano niente, neanche il sinistro “sieg heil!” nazista, tanto per farci capire che il loro fascismo è integrale, non rinuncia neanche alle pagine più infami della storia. Il loro razzismo si esprime in frasi come “il nero va bene su tutto, ma non sulla pelle”, oppure “gli ebrei sono troppi, io li disprezzo come razza”; la loro omofobia è radicale.

Sì, sono davvero stupendi, c’è di che essere fieri di loro.

In pubblico, ovviamente, le cose sono più sfumate. Si limitano a negare di essere antifascisti, con il solito armamentario dialettico: sono anticomunista, l’antifascismo è un’invenzione del comunismo, è superato, siamo nel 21° secolo… Peccato che il fascismo, a quanto pare, non sia stato ancora superato!

Ma non c’è solo il fascismo nostalgico o, per così dire, storico. C’è spazio anche per il più  moderno neofascismo stragista. Sono molti gli indizi che portano a pensare ad una continuità lunga un secolo, dal 1922 ad oggi, che va dallo squadrismo del ventennio, alla violenza repubblichina, allo stragismo degli anni Settanta, Ottanta e Novanta.

Quest’ultima questione mi sembra la più importante, dal momento che nega nei fatti l’assunto ufficiale che il fascismo sia stato “consegnato alla storia”; ma è anche la meno palese, anche se alcune espressioni di vicinanza e simpatia con lo stragismo siano emerse nelle già citate indagini di Fanpage.

Il 2 agosto 2024, nella ricorrenza della strage di Bologna, la presidentessa del Consiglio è riuscita a mandare la palla in corner con la seguente dichiarazione: “Il 2 agosto del 1980 il terrorismo, che le sentenze attribuiscono a esponenti di organizzazioni neofasciste, ha colpito con tutta la sua ferocia la Nazione”.

Il presidente del Senato La Russa le ha fatto eco con una dichiarazione simile:  “Un vile attentato che le sentenze hanno attribuito a una matrice neofascista”.

Poiché, evidentemente, la matrice neofascista dell’attentato non sembra sufficientemente provata, entrambi auspicano più approfondite indagini e – Dio ne scampi – l’impegno del governo in tale ipotetico approfondimento.

Quel “le sentenze attribuiscono” è una presa di distanza implicita dall’esito dei processi: come dire “se lo dite voi”. In realtà gli autori della strage sono stati identificati in modo molto convincente: si tratta di noti esponenti dell’eversione nera, che hanno agito con la complicità e la copertura di “servizi deviati” non solo italiani, probabilmente nell’ambito di una strategia internazionale coordinata dalla P2, che li avrebbe anche profumatamente pagati.

Se Meloni e La Russa si sono espressi con ipocrita circospezione, altri esponenti di Fratelli d’Italia sono andati meno per il sottile. Ad esempio, Marcello De Angelis (già direttore del Secolo d’Italia, senatore di Alleanza Nazionale e deputato del PdL) ha dichiarato: “So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e cariche istituzionali”. Tuttavia non ha detto quali siano gli argomenti a sostegno della sua asserzione, che non sappiamo su che cosa si basi e che rimane quello che è: un espediente retorico per non ammettere una contiguità – almeno morale – della sua parte politica con l’eversione neofascista.

C’è una sorta di mantra nel mondo della destra italiana: l’eversione fascista non esiste e le condanne passate in giudicato non sono condivisibili. Quei poveri ragazzi, rei confessi di omicidio e rapina, tuti provenienti dalle organizzazioni giovanili dell’MSI, non hanno a che fare con gli attentati. È una peculiare forma di negazionismo, privo, come tutti i negazionismi, di fondamenti fattuali, che mai ha portato a una discussione seria sull’argomento.

In ogni caso, la parola d’ordine è negare, perché mai si può ammettere che il neofascismo sia coinvolto in quella tragica stagione, in cui diverse forze eversive, che vanno dal neofascismo alla mafia, dalla P2 ai servizi segreti, dall’Italia agli USA, hanno collaborato per mantenere il nostro Paese sottomesso e asservito alle strategie geopolitiche internazionali a costo di tante vite innocenti. Sottomesso e… obbediente, per dirla con Prodi.

Ufficialmente, dunque, si vuol negare ciò che è stato provato da una lunga e coerente storia processuale, perché, come ha sostenuto Paolo Bolognesi con riferimento alla strage di Bologna, “le radici di quell’attentato  affondano nella storia del postfascismo italiano: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo”.

In conclusione, al di là delle posizioni ufficiali più o meno convincenti, non è difficile riconoscere un ambiente per niente marginale, ma integrato a diversi livelli con il partito Fratelli d’Italia e quindi del governo, che coltiva stile e ideali fascisti nel senso più deteriore del termine. Gli esempi sono molteplici e si dipanano nella cronaca politica di questi decenni: dalla celebrazione del generale Graziani, all’apologia di Priebke, agli slogan mutuati dal ventennio fascista, al razzismo nelle sue diverse espressioni, alla venerazione di Mussolini. Tutto ciò si esprime più spiccatamente negli incontri dei movimenti giovanili, vere fucine in cui si forgia la mentalità becera e prevaricatrice del fascista.

Temo, perciò, che Montanari abbia ragione sul senso di quel “siamo tornati”. D’altronde, mai come oggi si è visto un attacco così radicale alla Costituzione. Non si tratta, infatti, di apportarvi qualche modificazione migliorativa, ma di stravolgerla, fin quasi a distruggerla. Anche questo non mi sembra casuale: proprio la parte politica che non ha contribuito a scriverla, erede non pentita del regime precedente a questa Costituzione, è oggi alacremente al lavoro per snaturarla su tre elementi altamente qualificanti: la coesione e la solidarietà tra le regioni, l’indipendenza della magistratura, la riscrittura in senso autoritario del ruolo del governo, con il corollario – sempre negato a parole – del ridimensionamento dei poteri del Presidente della Repubblica.

Siamo stati avvertiti.

Cesare Pirozzi