I forti hanno ciò che possono…
“I forti hanno ciò che possono e i deboli soffrono ciò che devono” (Tucidide). La visione dell’homo economicus ha portato a una morale del potere bruto. Il fallimento del capitalismo dal volto buono. La crisi dell’Occidente come status di riferimento. La guerra finanziata per avidità e per uccidere milioni di persone innocenti. La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. La fame usata come strumento per sottomettere interi continenti. La mancanza di etica e morale nel mondo del consumo e del capitale, necessità di una nuova etica globale per guidarci lontano dalla guerra che bussa alle porte e dal rischio della Apocalisse nucleare. L’umanità può affrontare queste grandi sfide del nostro tempo con una economia umana, giusta, pacifica, produttiva e sostenibile, per costruire il futuro di cui ha bisogno. Un futuro di fratellanza, eguaglianza e giustizia sociale.
Scrive Leonardo Becchetti e Jeffrey Sachs “…una disciplina globale che rispetti la diversità storica, culturale, geografica e biofisica di un mondo interconnesso, offrendo un pianeta condiviso a tutte le popolazioni delle Americhe, dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa e delle isole del mondo. Una disciplina fondata sulla natura umana, sostituendo le pericolose semplificazioni dell’homo economicus con la realtà dell’essere umano come zoon politikon (animale sociale), capace di coltivare le virtù sociali della fiducia, della cooperazione, della cittadinanza e del rispetto reciproco tra culture e società. Una disciplina che riconosca il ruolo dell’azione collettiva a tutti i livelli, dal locale al globale, per fornire beni pubblici e servizi, proteggere i beni comuni e promuovere la giustizia…Una disciplina orientata al bene umano e al bene comune, con politiche e metriche pratiche che vadano oltre il Pil, concentrandosi sul benessere umano anziché sulla mera crescita economica…”. L’economia sociale di Papa Francesco nata ad Assisi inizia ad essere un punto di riferimento su cui costruire un nuovo modello di vita basato, non più sul consumo, ma sulla equa ripartizione dei beni, sul rispetto del pianeta per il benessere sociale della intera umanità.
Claudio Caldarelli