Che Renzi punti i piedi ( e chieda uno sconto)!

Guido falociUna valutazione assistendo al dibattito Orbàn-Renzi

Anche se le sue restano solo parole, il premier italiano in Europa non si comporta poi male: tanto può essere discutibile in patria, tanto il suo muoversi in UE, sembra appropriato. Il problema è che l’attuale Europa è molto più in crisi di quanto non sembri e non appare tanto propensa ad agire com’è giusto, quanto a farlo come conviene a chi strilla di più. Purtroppo, quell’idealismo che era alla base del Progetto Europeo e che, enfaticamente, Renzi ha provato a far risorgere con la “gita” a Ventotene, non esiste più. I populismi dei diversi paesi spingono l’attuale commissione a muoversi con cautela, perché la tanto espansa UE non è più tanto stabile e, imperante il sistema del voto a unanimità, si dia ascolto anche alla “tosse delle pulci”.
Bisogna dare atto alla Merkel che sull’emergenza migranti ha dato prova anche di una forte dose di coraggio. Ma dato che le sue posizioni, criticate anche nel suo partito, le hanno procurato più di una sconfitta elettorale, ha dovuto moderare la sua esposizione in materia. Così, quei governanti europei più sensibili al dramma umano che sta alle frontiere dell’Unione, un po’ alla volta vanno defilandosi, o stanno voltando la testa dall’altra parte, nel timore che le proprie li portino a simili sconfitte.
Così, il dibattito europeo sull’emergenza umanitaria sarebbe praticamente scomparso, se non fosse per quei decimali di “sforamento” nel bilancio Italiano, per i quali Renzi chiede maggiore tolleranza e per il premier Ungherese, il populista xenofobo Orbàn, che addossa la colpa al Governo Italiano, di una mancata applicazione dell’accordo di Schengen, con i disperati dei barconi. Il fatto che il suo 98% di consensi ad un referendum in materia (europeisticamente “illegale”, ma qualcuno in UE l’ha fatto presente?), non sia stata una vera vittoria, poiché votato da meno della metà degli aventi diritto, probabilmente c’entra qualcosa. Infatti, il populismo ha sempre bisogno di qualche debole da additare come nemico, siano gli Ebrei con Hitler, o gli immigrati con Orbàn, soprattutto quando andare al potere può logorare il consenso. Ma in Ungheria, alla fin fine, non sono mai arrivati quegli stranieri tanto temuti e quindi, c’è rischio di esaurire il combustibile di cui la propaganda del suo premier ha bisogno, la rabbia o l’odio verso qualcuno. Ecco quindi che arriva l’Italia di Renzi, con la sua richiesta di appoggio economico (ufficialmente) per l’emergenza migranti, a rappresentare un buon diversivo. Ma il nostro paese, tra i fondatori dell’Unione, non è solo “di frontiera”, è anche troppo grosso economicamente per prescindere dai suoi finanziamenti. E, a modo suo, Renzi l’ha ricordato chiaramente a Orbàn, con la similitudine del salvadanaio.
Ma, poiché in tutto questo dibattito a distanza non si è sentita la voce dell’Europa, occorre prendere atto che la pavidità dei governanti europei li sta rendendo ciechi-sordi-muti come le tre scimmiette. A questo punto l’Italia dovrà necessariamente correre da sola e il nostro anche discutibile premier, dovrà alzare la voce, non solo col bullo-ungherese. Allo stato attuale occorre che Renzi punti letteralmente i piedi, come già fece la Thatcher nel 1985 e pretenda un motivatissimo sconto dai versamenti italiani all’UE, pena il paventato veto al bilancio europeo, perché (purtroppo) in quest’Europa, umanamente tiepida, conta di più chi strilla…

di Mario Guido Faloci

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