Concorso esterno: Cosentino condannato a nove anni
Nicola Cosentino, ex coordinatore campano di Forza Italia, è stato condannato a nove anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per concorso esterno in associazione camorristica. Il pm Alessandro Milita aveva chiesto 16 anni. Al termine del processo Eco 4, la prima sezione collegio C del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha emesso la sentenza di condanna per l’ex sottosegretario del governo Berlusconi. Cosentino è stato assolto solo per una imputazione residuale, cioè lo scambio di assegni e titoli tra esponenti del clan e impresa di famiglia, la Aversana Petroli. Il processo era iniziato nel marzo del 2011.
“E’ il processo più grave che c’è oggi in Italia. Nicola Cosentino era legato ai Casalesi da un saldo accordo politico-mafioso che, come si evince dal racconto dei collaboratori di giustizia, risaliva al padre e che permane ancora. E’ facile fare carriera così, fare i soldi così, ma si finisce in carcere. Spero che termini qui e con la condanna richiesta la storia della famiglia Cosentino e spero che questo processo serva a non creare più emulazioni perché è facile fare soldi e carriera in questo modo, ma poi si finisce inevitabilmente in carcere. Questo processo sia da esempio affinchè non accadano più queste cose”. Così il pm Milita in aula nel concludere l’arringa in cui aveva chiesto una condanna a 16 anni per l’ex sottosegretario. Tra Cosentino e il clan dei Casalesi, secondo il pm, c’era un patto, uno scambio politico-mafioso “che ha origine con il padre per poi essere tramandato al figlio”.
Nicola Cosentino si era sempre sottratto all’arresto grazie all’immunità parlamentare, in quanto deputato di Forza Italia. La richiesta di arresto, fu firmata il 7 novembre del 2009 dall’allora gip di Napoli Raffaele Piccirillo. L’arresto era stato respinto dalla Camera dei Deputati fino al 15 marzo 2013. Alla fine del mandato parlamentare si è consegnato presso il carcere di Secondigliano, il 5 agosto 2014. Il via alle indagini era stato dato dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Vassalo, l’uomo della monnezza, dei rifiuti da smaltire del clan Bidognetti. Vassalo aveva raccontato ai pm che si era incontrato con Cosentino nella sua abitazione, descrivendo le stanze, per discutere di un suo ruolo dentro la società controllata dalla Eco4, l’impresa dei fratelli Orsi, imprenditori vicini ai Casalesi. Secondo i pm, Cosentino sarebbe stato il referente politico-istituzionale, dal 1980 al 2014, dei Casalesi, dai quali riceveva con il voto di scambio, un enorme sostegno elettorale. “Ora, dice Roberto Saviano, che Cosentino è stato condannato, dobbiamo chiederci chi ha preso il suo posto”.
di Claudio Caldarelli