N’drangheta stragista: dalla Calabria l’esplosivo per le stragi

Il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, detto il Nano, chiama in causa Giovanni Aiello, detto Faccia di Mostro, deceduto nell’agosto del 2017, rispetto alle stragi che hanno insanguinato il Paese tra il ’92 e ’94. “L’esplosivo per le stragi di Falcone e Borsellino e quelle di Firenze, Roma e Milano? Fu preso da Giovanni Aiello ad Annà, dalla cosca Iamomte. Era stato mandato da Gaetano Scotto. In tutto erano circa 10 quintali e furono portati gran parte in Sicilia, è il rimanente a Firenze, aRoma e Milano. Mi parlò delle stragi, dicendomi che i mandanti erano i fratelli Graviano e Rocco Filippone. Anche per quanto riguarda le stragi di Falcone e Borsellino, mi disse che l’esplosivo era quello di Reggio Calabria e che era stato sempre lui a prenderlo, mandato da Scotto e da altre persone”.

Il collaboratore di giustizia Lo Giudice, intervenuto in video conferenza, ha raccontato tutto questo alla Corte d’Assise di Reggio Calabria, in merito al processo “N’drangheta stragista” che vede dietro le sbarre il boss di Cosa Nostra di Brancaccio, Giuseppe Graviano e i boss Rocco Santo Filippone. I capi mafiosi, sono accusati per gli attentati ai Carabinieri avvenuti tra il 1993 e il 1994, in cui morirono anche i due appuntati Garofalo e Fava. Il pentito Lo Giudice ha risposto per 4 ore al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, su quanto sapeva rispetto alla strategia stragista condivisa, dalla mafia siciliana con la N’drangheta calabrese. Il pentito, già nel 2017 aveva parlato degli attentati ai carabinieri e degli accordi con la N’drangheta “ tra il 2003 ed il 2004 Consolato Villani, che allora era santista, e poi gli venne riconosciuto il grado di Vangelo, mi raccontò dell’uccisione dei carabinieri a Scilla e degli altri attentati. Mi disse anche che aveva fatto una telefonata rivendicandola Falange Armata.

Mi raccontò come avvenne l’agguato a Scilla, dicendo che erano sull’autostrada e avevano la gazzella davanti e decisero di affiancarla, sparare i primi colpi e poi scendere dall’auto e sparare contro i carabinieri”. L’accordo tra mafia e n’drangheta, prevedeva che in cambio delle stragi di carabinieri, la mafia avrebbe rifornito la n’drangheta, di armi e droga. Così come doveva rimanere segreto, l’accordo tra mafia e n’drangheta, così i killer, cioè il gruppo i fuoco, non doveva essere legato a nessuno per evitare possibili pentimenti, in cambio avrebbero ricevuto un forte appoggio sia logistico che finanziario.

di Claudio Caldarelli

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