Il valore del Natale. Egoismo e speranza dal mondo occidentale

Ci sono bambini che festeggiano il natale, scostanti e perennemente insoddisfatti, perché babbo natale (o chi per lui) non ha azzeccato il regalo che voleva, anche se con l’equivalente di che disprezza, potrebbe salvare dal freddo decine di suoi coetanei. Ci sono famiglie che spendono per i giorni di abbuffata natalizia, quanto un intero villaggio africano per mesi di sopravvivenza, anche se parte del cibo finirà nella spazzatura. Ci sono tonnellate di rotoli di carta-regalo, milioni di nastri e fiocchetti, destinati alla discarica, col cui valore forse non si sarebbe potuto cambiare il mondo, ma rendere meno disumana l’esistenza di migliaia e migliaia di persone, forse si.
A ben guardarla, fa quasi paura la montagna di cibo, di giocattoli e di tante insulse inutilità, che faranno sorridere tante persone “costrette” a frequentarsi, per convenzione sociale. Eppure, la morte di freddo, di bombe o di fame, non provocherà che un attimo fugace di contrizione, prima di occuparsi d’altro, prima di comprare un vestito di rappresentanza, o un “pensierino stupido”, o il panettone e lo spumante, che malediremo quando dovremo metterci a dieta.
Qualcuno cantava: “Io non lo so, chi c’ha ragione e chi no, se è una questione di etnia, di economia, oppure solo pazzia…” Ecco, la verità ultima, quella oggettiva ed immutabile, non ci sarà mai dato saperla, ma quello che possiamo sapere, anche noi perfetti ignoranti, è che il mondo così non può più andare avanti, che il valore di quell’immensa fabbrica che è diventato il Natale, è assurdamente inutile perché è alimentato dall’antitesi di quei valori di cui dovrebbe essere simbolo: Pace, Amore, Fratellanza…
Quale pace, quando ad Aleppo, come a Mosul, come a Gaza, come in mille altri scenari del mondo, si muore solo perché si ha la sfortuna d’essere venuti al mondo in quei luoghi? Quale amore, se anche dei rappresentanti del clero, degli appassionati integralisti cattolici, invitano a prendere le armi? Quale fratellanza, se ai disperati vorremmo cannoneggiare i barconi, vorremmo erigere sempre più nuovi muri, per tenerli lontani?
Il valore del natale, nelle nostra sporca economia occidentale, ha una cifra pari al PIL d’intere nazioni, ma non vale niente poiché è solo l’ennesimo vestito, con cui nascondere le malformazioni delle nostre anime egoiste: nei confronti di chi pagherà il conto finale dell’industria del natale, gli ultimi della terra, pochi alzeranno gli occhi al cielo, per chiedere al proprio Dio, giustizia.
Gli esseri umani continuano a morire in mare, o sotto le macerie di bombardamenti, o mentre camminano tra i banchi di un mercatino, mentre il circolo vizioso dell’economia pretende il loro sacrificio, per alimentare anche quei traffici, che rendono più multicolore e spettacolare questa festività.
Il natale oggi vale miliardi, ma sono solo carta straccia e rifiuti che verranno smaltiti malamente. L’unico valore del natale, sta nelle mani di chi tiene il mestolo con cui viene servito un pasto caldo ai senzatetto, con cui portano loro coperte la notte, con cui si spalano le macerie dei bombardamenti e dei terremoti, con cui si portano giocattoli a bambini sporchi di miseria, che saranno felici anche di poco. E quelle mani, in cui si racchiude la vera ricchezza del mondo, danno un senso al natale, ma non solo in quello, quanto in ogni giorno in cui compiono i loro gesti.
Nelle mani di quegli sconosciuti volontari, vive ancora la speranza dell’anima dell’occidente.

di  Mario Guido Faloci

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