La povertà non è come te l’aspetti

La crisi economica ha inciso profondamente sulle condizioni di vita di migliaia di persone.

Ci sono persone che hanno perso il lavoro, persone che hanno un’occupazione precaria o discontinua e chi invece, pur fruendo di un contratto di lavoro, raggiunge un reddito basso che lo colloca molto vicino alla soglia di povertà.

La povertà non è come te l’aspetti.

Non necessariamente si tratta di persone che provengono da storie di fragilità o di grave emarginazione. Sono famiglie normali che hanno dovuto confrontarsi con ciò che la crisi economica ha portato con sé: la distruzione di alcuni settori economici e produttivi, la chiusura di aziende con riflessi sui redditi ed il rischio di esporre le persone al lavoro nero, sfruttamento, caporalato.

La povertà non è come te l’aspetti, bisogna conoscerla.

Il venir meno di una stabilità economica produce la tendenza a vivere costantemente “sul filo del rasoio”.

Oggi i nuovi poveri italiani non sono più solo disoccupati, anziani, o famiglie numerose, sono anche i giovani e i lavoratori.

La persistente crisi del lavoro ha penalizzato giovani e giovanissimi in cerca di una prima o nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego.

Il contesto nazionale vede ancora una volta il mezzogiorno vivere la situazione più difficile. Ma non è solo il sud Italia a peggiorare. Anche il centro e il nord hanno visto un peggioramento dei propri livelli di benessere. Anche in queste zone è raddoppiata la percentuale di poveri.

Rispetto al passato, dove la generazione più in difficoltà era quella degli anziani sopra i 65 anni, oggi siamo di fronte a una situazione capovolta.

Nell’Italia di oggi si registra l’incidenza più alta di povertà proprio tra i minori. Più una persona è giovane e più è probabile che si trovi in povertà assoluta.

Gli over 65 sono diventati la classe d’età in cui la povertà è meno diffusa.

Al contrario la crisi occupazionale ha penalizzato i giovani in cerca di una prima o nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego.

La povertà non è come te l’aspetti.

Spesso si pensa ai poveri come gente “lontana” da noi: senza tetto, extracomunitari, alcolisti, tossici.

In realtà in Italia la povertà ha un volto diverso, un volto più quotidiano.

La povertà non è come te l’aspetti.

Dopo questi anni di crisi economica essa non può essere considerata un fatto straordinario, che riguarda pochi sfortunati.

Negli ultimi anni è aumentato il numero dei poveri.

Gli individui in povertà assoluta sono più che raddoppiati nel corso dell’ultimo decennio.

Oggi sono 4,6 milioni, quasi l’8% della popolazione italiana.

Si tratta di persone che non possono permettersi spese essenziali come quelle per gli alimenti, la casa, i vestiti, i mezzi per spostarsi o le medicine.

La perdita di lavoro è la prima causa di povertà. Ma non è solo la mancanza di lavoro a causare l’impoverimento. Anche la struttura del mercato del lavoro che si è affermata dopo la crisi, con la crescita di contratti da poche ore alla settimana, chi lavora con meno tutele, per esempio con contratti precari, voucher, etc. etc., ha contribuito ad aumentare i poveri.

Difatti c’è  chi, anche avendo un lavoro, non  ha un reddito sufficiente per il nucleo familiare con conseguente perdita della casa/sfratto.

E la  povertà non è come te l’aspetti.

E’ tutta qui la differenza.

In Italia i giovani soffrono le conseguenze peggiori della crisi.

I giovani non pesano, sono in difficoltà.

I giovani disoccupati, sotto occupati e con stipendi da fame, vivono nel tentativo affannoso di affrontare vite sempre più difficili, continuando ad impoverirsi, chiedendo aiuto alle famiglie di origine, posticipando la realizzazione di progetti di vita, come avere dei figli, e cercando vie di fuga oltre confine.

La povertà non è come te l’aspetti.

E noi?

Chi pensa al futuro?

Servirebbe una politica che guardi ai giovani.

di Maria De Laurentiis

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