IL TAGLIO

Manca una settimana, poi si saprà quanti rappresentanti siederanno in Parlamento. Ma non si saprà ancora il perché di questa riforma così poco utile, così poco razionale.

Serve a risparmiare? Dicono 40 milioni, su un debito di 2.500 miliardi di euro! ma qualche ritocchino ai loro stipendi? qualche taglietto agli sprechi e ai costi della macchina politico-amministrativa? La “spending review” di Cottarelli non avrebbe potuto portare a 20-30 miliardi (non milioni) di risparmi?

Serve a migliorare la selezione dei candidati? Ma nessuno ha reso più trasparenti o democratici i metodi oscuri con cui oggi si formano le liste elettorali. Nessuno ha mai fatto una proposta decente su come debbano funzionare i partiti (o i movimenti, che è lo stesso) con regole certe di democrazia interna.

Serve a rendere più rapido ed efficiente il meccanismo legislativo? Ma nessuno ha messo mano ai regolamenti parlamentari. Anzi, gli stessi sostenitori del “sì” dicono che bisognerà subito mettere in cantiere queste riforme, per impedire che con il taglio il sistema si impantani. Lo faranno? Lo faranno presto e, soprattutto, lo faranno bene?

Serve a migliorare la rappresentanza? Ma nessuno ha toccato il sistema elettorale, di cui tutti dicono peste e corna, perché non consente alcun controllo degli elettori sugli eletti. Anzi, gli stessi sostenitori del “sì” dicono che bisognerà subito mettere in cantiere una riforma elettorale, per evitare che il taglio peggiori ulteriormente la rappresentanza. Ma che riforma sarà? Di leggi elettorali ne abbiamo avute tante, tutte opportunistiche, dopo l’abrogazione della legge maggioritaria nata dal referendum popolare.

A un deputato (così stupido che non merita di essere nominato) è scappato detto che con meno parlamentari ci sarà meno corruzione. Magari potremmo abolire il parlamento per abolire, finalmente, la corruzione! Ma perché, nei regimi dittatoriali la corruzione non esiste? Ma anche a questo riguardo, non sarebbero altre le riforme da fare?

I sostenitori del “sì” dicono che gli oppositori sono “benaltristi”. Sostengono che il taglio è comunque un inizio: non si può, ad ogni iniziativa, sostenere che ci sarebbe “ben altro” da fare. Ma se ho bisogno di una bicicletta, vado a comprare una bicicletta. Se mi si dà una motosega, è chiaro che chiedo “ben altro”!

Chiediamoci, allora, per favore: di che cosa ha bisogno l’Italia? Di tagliare gli sprechi, di aver un parlamento che funzioni bene, che i partiti abbiano meccanismi interni trasparenti e democratici, di dare più peso agli elettori che alle segreterie di partito, di un valido contrasto alla corruzione? oppure di avere un diverso numero di parlamentari? Magari anche di questo, ma che posto gli diamo in una scala di priorità?

Ecco perché non credo nella buona fede di questi riformisti.

I 5 stelle hanno sempre sostenuto che il Parlamento è obsoleto, e propongono una forma di democrazia diretta basata su una piattaforma informatica (la loro: privata e incontrollata). Il taglio dei parlamentari nasce in questo clima ed è espressione di questa mentalità. C’è, in altri termini, il sospetto che il Parlamento vogliano distruggerlo, non migliorarlo. Come una scatoletta di tonno!

La Lega e FdI non hanno mai nascosto le loro simpatie per il sistema presidenziale e per la politica “decisionista”. Anche loro desiderano un parlamento meno centrale ma più debole.

Il PD, dopo un’iniziale resistenza, si è accodato, pur con qualche distinguo. Ma non sarà un rigurgito del renzismo, che già aveva tentato di imporre una riforma non molto dissimile, già bocciata dagli italiani?

No, non è una riforma convincente, un’iniziativa entusiasmante. Sembra piuttosto una mossa gattopardesca: cambiare qualcosa perché nulla cambi.

di Cesare Pirozzi     

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