Emanuele Notarbartolo: nobile uomo ucciso dalla mafia.
Emanuele Notarbartolo, marchese di San Giovanni nasce a Palermo il 23 Febbraio 1834, proviene da una famiglia aristocratica palermitana, ma presto rimane orfano di entrambi i genitori. Cresciuto in Sicilia, nel 1857 si trasferisce a Parigi e poi a Londra. Successivamente nel 1860 si arruola con Garibaldi nella spedizione dei mille, divenendo ufficiale del regio esercito. Attorno al 1865 si avvicina alla politica militando nella destra storica e a Palermo diviene assessore alla polizia urbana. Il 26 ottobre diviene sindaco del capoluogo siciliano, durante il suo mandato provvede all’esecuzione di numerose opere urbanistiche e si fa promotore della costruzione del “Teatro Massimo”, ma soprattutto cerca di debellare il fenomeno di corruzione alle dogane.
Nel febbraio del 1876 viene nominato dal governo De Pretis direttore generale del “Banco di Sicilia”, dove crea una rete capillare di agenzie. Quando la banca è sull’orlo del fallimento Notarbartolo comincia ad inimicarsi il consiglio di amministrazione, che è composto da politici legati alla mafia. In questo periodo gli viene affiancato Raffaele Palizzolo, deputato noto per i suoi contatti nel mondo mafioso, che con le sue speculazioni gli aveva creato non pochi problemi. Il primo febbraio 1893 nel tragitto in treno tra Termini Imrese e Trabia viene ucciso da due uomini legati a “Cosa Nostra”. Palizzolo viene giudicato come mandante dell’omicidio e condannato a 30 anni di reclusione, ma successivamente è assolto dalla Corte d’Assise di Firenze per insufficienza di prove.
Questa storia ci insegna che la mafia è un fenomeno atavico che affligge la Sicilia e tutto il nostro paese, infatti vi sono uomini politici, imprenditori e perfino cittadini al di sopra di ogni sospetto collusi con essa. Ma vi è anche chi come Notarbartolo cerca di espiantare il fenomeno criminale e paga con la vita. La mafia non ha colore politico, ma è una piovra invisibile che allarga i suoi tentacoli in tutto l’arco costituzionale da destra a sinistra e viceversa. Ed ecco che lo Stato deve essere presente, evitando che il fenomeno mafioso investa tutte le attività pubbliche e private. Inoltre esso dovrebbe educare il cittadino a denunciare prontamente gli atti criminali, altrimenti i fenomeni di questo tipo continueranno a mietere vittime, diventando sempre più pervasivi fino a mimetizzarsi all’interno delle istituzioni e per i loro fini le piegheranno a loro volere.
di Lucio Altina