Leggi del contrappasso ad personam

Se Dante fosse vissuto ai nostri tempi, la Divina Commedia sarebbe stata molto molto più divertente, anche perché non ci sarebbe stato bisogno di vedere andare qualcuno all’inferno per assistere ai supplizi a lui destinati. Bastava aspettare una legislatura. Prendiamo la legge del contrappasso, per esempio: da quando i grillini hanno cominciato a occupar poltrone importanti, tutto il mare di bile riversato sulla politica gli si è rivoltato contro impietosamente. Uno dei motti a loro tanto cari “la rete non dimentica”, è diventato la loro maledizione, lo strumento con cui il karma gli si sta rivoltando contro. Già con la Raggi a Roma, tutti i proclami contro Marino e i problemi di viabilità, sono rimbalzati indietro con un effetto amplificato. Causa le piogge di quest’anno, le buche romane sono diventate oggetto di sfottò con hashtag a tema cinematografico e musicale e fotomontaggi esilaranti su Twitter e poi, di rimando, in televisione attraverso programmi come Propaganda. In piena campagna elettorale Di Maio disse di poter recuperare miliardi di spese inutili e sprechi, all’atto pratico la Raggi è riuscita a racimolare pochi centesimi di risparmio sulle bollette AMA (i rifiuti).

La purezza del M5S si è scontrata, inevitabilmente, con la dura realtà, curiosamente senza che ciò abbia intaccato la devozione dell’elettorato. Così, mentre si promettevano grandi provvedimenti per lo scandalo Rimborsopoli, di fatto i più se la son cavata senza pagar pegno, qualcuno con qualche blanda ammonizione o con vane promesse di espulsione che non avranno alcun valore operativo. Come ha detto sfrontatamente Cecconi, uno tra quelli beccati con le mani nel vasetto di marmellata dalle Iene, l’impegnativa a dimettersi era “carta da culo”. Tradotto: un espediente elettorale per abbindolare polli.

Per non parlare del caso Dessì, l’amico degli Spada che pagava 7€ al mese di affitto, ora serenamente reintegrato tra le fila dei senatori 5 Stelle, nell’imbarazzo dell’evasivo e taciturno Di Maio.

Più in alto si sale, più le figuracce diventano rumorose. Su Twitter e Facebook riecheggiano tutti i vecchi post del M5S che escludevano categoricamente forme di alleanza con i vecchi partiti. Dalle parole di Fico che attaccava Salvini, a quelle di Alessandro Di Battista che spergiurava che avrebbe abbandonato la politica se il M5S si fosse alleato con coloro che avevano rovinato l’Italia, per non parlare degli insulti di Grillo. Oggi la musica cambia, il M5S si allea con la Lega col beneplacito di Grillo che afferma che “Salvini è uno che mantiene la parola, ci si può fidare”. I deputati pentastellati votano in blocco la Casellati, un’omofoba che ha sostenuto le peggiori porcate fatte da Berlusconi e che rappresenta, in tutto il suo fulgore, ogni difetto possibile di quella vecchia politica che il M5S voleva smantellare.

Come se non bastasse, dopo aver inveito contro la Fedeli, il M5S si porta dietro i suoi bei casi di falsificazione dei curricula. Aveva aperto le danze Rocco Casalino, reo di aver inserito nel curriculum un Master americano inesistente. Lo stesso ha poi affermato di non averlo scritto lui e che sicuramente era opera di qualche hacker o, magari, del gatto che era salito sulla tastiera. Il responsabile alla Comunicazione dei 5 Stelle, dichiara una laurea a sua insaputa, come uno Scajola qualsiasi.

Peggio ancora, però, è toccato a Fico. Il nuovo Presidente della Camera, infatti, pare abbia scritto sulla sua pagina ufficiale di aver conseguito un master in “Knowledge management” organizzato dai politecnici di Palermo, Napoli e Milano. Il problema è che è come affermare che il master glielo abbia dato Babbo Natale in persona, visto che non esiste alcun Politecnico di Palermo o di Napoli. Come se non bastasse, in risposta alle tante bufale grilline sui presunti parenti della Boldrini assunti nei più disparati uffici della pubblica amministrazione, adesso spuntano falsi meme su presunti parenti di Fico assunti un po’ ovunque. Insomma, chi la fa l’aspetti. La rete non perdona, avrebbero detto un tempo e dovevano mettere in conto che non avrebbe perdonato nemmeno loro.

Dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, i tonni erano loro.

 di Marco Camillieri