Questione di confini

Antonino Pio, che regna dopo Adriano, allarga questo confine 160km più a nord, facendo erigere il meno noto Vallo di Antonino. Questo confine sarà mantenuto fino all’inizio del III secolo della nostra era, quando a seguito delle pressioni dei popoli che abitavano la parte opposta, i romani ristabilirono come confine quello precedente, più difendibile.
Il Vallo di Antonino resta comunque di grande interesse per alcune pietre, poste ad intervalli regolari, che ricordavano come l’opera fu eretta per volere dell’imperatore regnante in quel periodo.
Ai lati dell’epigrafe erano incise scene cruente, che raffiguravano soldati romani nell’atto di trucidare in battaglia o giustiziare dei prigionieri barbari, probabilmente gli abitanti di quelle zone. Oggi queste pietre appaiono stucchevoli nella loro monocromaticità, ma un tempo queste erano sicuramente dipinte, con colori brillanti, come confermano alcune analisi effettuate su questi reperti. In particolare due colori risaltano: il giallo ocra e il rosso. In particolare risulta ampio l’impiego del secondo colore. Lo si ritrova ad esempio sul corpo decapitato di un guerriero locale, utilizzato per colorare l’estremità recusa del collo e la base della testa titolata a terra. Inoltre, le aquile che decorano la lastra hanno pigmenti rosso sulla punta del becco, segno che un tempo si voleva dare l’idea che grondassero sangue, sangue barbaro ovviamente. Il concetto era chiaro: Roma avrebbe in tutti i modi punito chiunque avesse osato superare il confine da lei imposto, con la forza della sue legioni e i prigionieri, qualora ve ne fossero stati, avrebbero seguito una sorte orribile.
Lo stile con cui sono realizzate le figure si distacca molto da quello ancora classicheggiante che si ritrova per esempio nell’Urbe. Questo poiché nella province i romani assimilavano i criteri artistici delle zone conquistate, o viceversa, i locali seguivano i modelli dell’arte classica, dando vita a quella manifestazione cosiddetta “arte provinciale”. In questo caso, probabilmente, un artista locale seguì il gusto della propria zona, cercando comunque di uniformarsi ai canoni imposti da Roma.
Ad oggi non si è in grado di stabilire il percorso del Vallo di Antonino, ma gli studiosi inglesi sono al lavoro per cercare di risolvere l’enigma.
Ad ogni modo, il Vallo venne abbandonato a più riprese nel corso del II secolo, fino a quella definitiva dei primi anni del III secolo.
di Fabio Scatolini