“Bisogna riformare la coscienza dell’uomo, creare quella della donna!”* Sibilla Aleramo, femminista nata nel 1876..

“Un fatto di cronaca mi indusse un giorno di scrivere un articoletto e a mandarlo a un giornale di Roma che lo pubblicò. Era in quello scritto la parola femminismo, e quella parola, dal suono così aspro mi indicò un ideale nuovo, che io cominciavo ad amare come qualcosa migliore di me.”*

Sibilla Aleramo scriveva poesie, prose e nelle sue parole, tracciate su carta, trasferiva la sua vita, i suoi pensieri, la sua grande voglia di esprimersi e di essere se stessa. Quando da giovane fu violentata da un collega, lei, donna nata nel 1876, accettò di sposarlo. Esisteva ancora il matrimonio riparatore. Una violenza su violenza. Aveva diciassette anni quando si sposò e quindici quando fu violentata.
Sposarsi e avere accanto un uomo che, inutilmente, tentava di sottometterla, non furono ragioni sufficienti per spegnere la sua anima, sempre indomita.
La sua indole era innamorata e forte, passionale e intelligente. Amò uomini che potevano trasmetterle emozioni, lasciò il marito e rinunciò con dolore al figlio, perché il bisogno estremo di ritrovare la propria libertà, di vivere una vita sua, giusta o sbagliata, facile o resa difficile, erano bisogni da soddisfare. Lo richiedeva il suo spirito, la sua intelligenza.
Doveva essere se stessa. Ad ogni costo. Pagando in prima persona, facendosi amare o disprezzare. L’importante era scegliere, vivere.
Amò e fu amata. Da uomini e da donne. Ricambiò gli amori. Era forte, bella, con occhi che non si chinavano, trasmetteva forza e senso di dignità. I suoi occhi raccontavano, non era una donna che poteva essere facilmente condizionata. Non puoi afferrare l’aria, non puoi costringerla in spazi bui. Prima o poi un filo, una fessura, una porta dimenticata aperta, le restituiranno la libertà. Meraviglia della natura, errore dell’uomo, che pensa di poter costringere chi descrive come sesso debole.

Foto del tempo ci restituiscono un’immagine ricca di fascino di una persona che si potrebbe ascoltare per ore, arricchendosi.
Femminista, lottatrice, giudicata da falsi moralisti, che non ne compresero il grande coraggio. Avete mai provato ad essere voi stesse o voi stessi in un ambiente chiuso e concettualmente ostile? E’ più facile essere condiscendenti.
Lei era riuscita a lasciare il marito, aveva scelto uomini di cui innamorarsi, non s’era fermata supinamente nel ruolo di moglie e madre, come invece altri avrebbero voluto.
Poteva vivere senza spazio? Avrebbe significato spegnere la luce di un ‘anima vivace.
E oggi?
Quante donne non comprendono il grande dono di ribellione agli stereotipi lasciato da figure come quella di Sibilla Aleramo? Quante donne non sanno apprezzare la possibilità di votare, di esprimere le proprie idee, non comprendono che vestirsi, amare come più piace è stata una conquista dura, durata anni, portata in contestazioni cui partecipavano fiumi di donne … non dobbiamo perdere quei passi avanti fatti da chi si è esposto, in precedenti generazioni, con cortei in cui si gridava il bisogno di libertà. E’ così facile perdere il terreno guadagnato, il grande dono della libertà va tutelato, non dimentichiamolo. MAI.

di Patrizia Vindigni

*dal libro di Sibilla Aleramo Una donna