Arrestato il mandante dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia

La svolta nelle indagini sull’omicidio avvenuto il 16 ottobre 2017, della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, nelle ultime settimane ha avuto una precipitosa escalation: l’intermediario fra la mente dell’assassino e i killer aveva promesso di svelare il nome dell’imprenditore corrotto, reo di aver orchestrato il diabolico piano omicida.

Il governo maltese da subito si era detto pronto a garantire l’immunità al presunto mediatore tra mandanti ed esecutori materiali dell’attentato alla giornalista, dopo che, questo personaggio, arrestato giovedì 14 novembre nel corso di un’operazione anti-riciclaggio non collegata all’inchiesta su Daphne, temendo di essere ucciso in carcere, ha mediato la sua salvezza in cambio  di un autentico colpo di spugna su qualsiasi reato commesso.

Effettivamente, poche ore dopo la conferenza stampa, il primo ministro maltese Joseph Muscat, aveva confermato di aver firmato una lettera per garantire l’immunità su tutti i reati commessi dal collaboratore di giustizia. Una grazia condizionata però ad un’effettiva collaborazione che superasse il vaglio della Corte. Sono seguiti poi svariati dibattiti e il “no” del governo che avrebbe suscitato reazioni aspre e critiche, fra cui la condanna di Pieter Omtzigt, relatore speciale del Consiglio d’Europa sull’omicidio di Daphne e sullo stato di diritto a Malta.

Da quei giorni qualcosa è cambiato. Di sicuro il confronto serrato fra governo, avvocatura dello Stato e investigatori ma soprattutto ad avere la meglio è stata la pressione di una parte dell’opinione pubblica maltese ed internazionale.

Così finalmente è stato arrestato il mandante dell’omicidio della giornalista. Si tratta di Yorgen Fenech, amministratore delegato del Tumas Group (holding proprietaria, tra l’altro, dei più importanti casinò dell’isola, tra cui quello di Portomaso) e Direttore Generale della centrale elettrica a gas di Malta, sulle cui tangenti Daphne aveva iniziato a lavorare prima di essere uccisa, nonché in primis proprietario della famigerata società con sede a Dubai ’17Black’, individuata da Daphne Caruana Galizia come veicolo finanziario utilizzato per corrompere membri del governo laburista maltese.

Ebbene Yorgen Fenech è stato arrestato nelle acque territoriali maltesi mentre, a bordo del suo yacht stava tentando di lasciare il Paese, dopo aver avuto la certezza che l’uomo arrestato, Melvin Theuma intermediario con gli assassini Vincent Muscat e i fratelli George e Alfred De Giorgio, aveva realmente fatto il suo nome come mandante del terribile assassinio.

Ai tre autori materiali dell’omicidio (in carcere dal dicembre del 2017 e in attesa di un processo che deve ancora cominciare), Yorgen Fenech diede l’incarico di eliminare Daphne, pattuendo anche il prezzo, i modi e i tempi dell’esecuzione.

Bisogna prendere atto che l’inchiesta sul mandante dell’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia è probabilmente un punto decisivo. Lì dove il “probabilmente” diventa una cautela obbligatoria in una vicenda in cui nulla, dall’inizio, ha mai goduto di un decente grado di trasparenza e linearità.

Tutte queste informazioni, sulle quali da tempo la polizia stava raccogliendo ulteriori prove decisive, sono rimaste segrete per molti mesi con lo scopo di non mettere a repentaglio l’integrità dell’inchiesta stessa.

Decisamente un successo per chi ha continuato a reclamare verità e giustizia. Tutto questo dimostra che bisogna battersi per la libertà d’informazione, libertà che non riguarda più soltanto i confini del proprio paese d’origine. Una libertà che interessa soprattutto il cittadino che ha diritto ad essere informato, a conoscere la realtà che vive quotidianamente per scegliere da che parte stare. Perché se sono liberi a Malta, siamo liberi anche noi e nell’era della rete, di internet, che supera longitudini e latitudini vuol dire aver capito la posta in gioco e temerla. Forse, lì dove il “forse” diventa una cautela obbligatoria dati i tanti giornalisti d’inchiesta uccisi, quello di Daphne potrebbe aprire la strada alla forza inarrestabile di un’opinione pubblica che si batte rabbiosa in nome della giustizia e della verità. Una forza che alla lunga si rivela vincente. Oggi come domani.

di Stefania Lastoria