Unu mari de cinisciu (un mare di cenere)

In Sardegna un territorio vasto è stato spazzato via da altissime fiamme nell’arco di tre giorni. Si tira un respiro di sollievo perchè non si è ripetuta la tragedia del 1983, a Curraggia, con nove vittime e quindici feriti, tra chi tentò, allora, di fermare l’avanzare del fuoco.

La Terra sarda, con tutto il suo carico di esseri viventi, però, piange nuovamente.

Un territorio di ventimila ettari è stato divorato e reso cenere.

Alberi secolari, ulivi, roverelle, querce, sono, adesso, carbone. Non si respira più nell’aria, sulle zone dell’inferno, l’odore del dolce mirto.

Sono spariti alberi che, per abbracciarne il tronco, non bastavano tre persone. Non esistono più fronde che hanno visto passare i secoli, nascere e morire intere generazioni di uomini.

Tanto tempo è trascorso per arrivare a questa generazione, in cui, tenere madri innocenti hanno partorito esseri senza cuore, che meglio sarebbe stato se non avessero mai visto la luce del sole.

Uomini o donne che non conoscono amore, che non sono capaci di sentire il dolore degli altri viventi, hanno acceso fuochi in giornate caldissime, ben sapendo che, quando spira anche il vento, questo impedirà ai soccorsi di spegnere l’incendio. Fuochi accesi al calar del sole, quando i soccorsi sono più difficili. E molto è stato il danno e il dolore, e loro gioiscono del loro crimine.

Pochi sono gli anni di galera previsti per questo delitto. Un delitto contro l’umanità intera, che ha ucciso una porzione della zona di Oristano su fino a Bosa. Le indagini avviate dalla magistratura serviranno a chiarire, in modo inequivocabile, la natura dell’incendio. Se c’è colpa o dolo, altri uomini lo stabiliranno. Visto il numero dei fuochi sembrerebbe, però, davvero difficile ipotizzare che si tratti di autocombustione e l’inchiesta avviata è, al momento, per incendio colposo aggravato. 

Le immagini dei tanti animali morti tra atroci sofferenze, di quelli feriti dal fuoco, con la pelle bruciata e a pezzi, la disperazione dei pastori, di fronte alle greggi incenerite, questo ha regalato l’uomo all’uomo, l’uomo alla Terra. Disperazione, fame e sofferenza si sostituiscono ad una natura rigogliosa ed emozionante.

Un intervento dello Stato dovrebbe essere volto alla maggiore tutela dell’ambiente, a predisporre dei meccanismi di intervento più efficaci, con punizioni severe, senza riduzioni, per chi colpisce Madre Natura.

E se da un lato esistono gli incendiari, da denunciare e punire, dall’altra esiste gente capace di solidarietà. Per aiutare i pastori, le cui greggi si sono salvate, ma i cui animali rischiano di morire di fame (arsi sono i campi e le riserve), si stanno inviando sulla zona balle di fieno.

Sopravvivenza e senso di unione. Chi può aiuti.

Il popolo sardo è forte e ha un grandissimo amore per la sua Sardegna. E’ gente fiera che sa rimboccarsi le maniche, ma non dobbiamo dimenticarci di loro. Il nostro cuore ha pianto e forte è il desiderio di rivedere fiorire quell’angolo di paradiso. Ci vorranno anni, ma accadrà.

di Patrizia Vindigni