Istallazione umana donne e madri di Alitalia

silviaUn femminicidio di massa in barba alle pari opportunità.

Come ben noto, dal 15 di ottobre la nostra amata compagnia di bandiera non “esiste” più, ho virgolettato il verbo esistere perché in realtà questo cambio drastico tra la vecchia e la nuova compagnia, non c’è mai stato e soprattutto non credo fosse nemmeno in programma. Stessi aerei, stessa livrea, stesse divise, stessi manuali, stesso Briefing Center, unica differenza tra le due compagnie è il taglio drastico di alcune migliaia di lavoratori di cui la maggioranza è composta da donne e madri. Dei tanti dipendenti in esubero, una grandissima parte è tra il personale di volo (tra cui tante madri di famiglia) che non sono state richiamate dalla nuova compagnia aerea Ita. Riunite in piazza pacificamente per protestare su questo silenzio assordante dei media (soprattutto dei giornali e della tv che hanno sorvolato sulle migliaia di famiglie distrutte da questi tagli) le hostess hanno voluto rappresentare una grossa fetta della categoria di volo fatta di lavoratrici monoreddito, di madri con figli piccoli, con figli disabili, moltissime le donne di età anagrafica impossibile per raggiungere la pensione, donne con carichi familiari pesanti, separate, single, vedove.  A tal proposito è d’obbligo rendere pubbliche le scuse del conduttore di “Striscia la Notizia” Alessandro Siani, il quale inizialmente aveva fatto dell’inutile sarcasmo ma che poi, in un secondo tempo, resosi conto della superficialità e dell’ironia fuori luogo con la quale aveva dato la notizia, ha chiesto venia personalmente.

Il 20 ottobre in piazza del Campidoglio, madri e mamme di Alitalia sono scese in piazza per rappresentare simbolicamente la morte delle assistenti di volo. Spazzate via con un colpo di spugna, queste lavoratrici hanno subito una violenza psicologica senza precedenti, senza avere la possibilità di reagire sono state mortalmente toccate nella loro identità di donne, soprattutto in quanto madri. Non servono più: la nuova compagnia preferisce orientare il proprio interesse verso un altro tipo di personale, certamente non madri di famiglia (al bando sono pervenute circa 10.000 candidature, tra cui quasi 8000 esterne alla vecchia AZ). Senza possibilità di appello, queste donne senza più divisa, sono state pesantemente penalizzate dalla nuova azienda, scartate come dei rifiuti ne hanno sofferto emotivamente, economicamente e socialmente. In parole povere, queste lavoratrici madri, individuate come anello debole della catena produttiva, sono state protagoniste di una esclusione dal mondo del lavoro senza precedenti. Grazie al benestare di Elina Chauvez presidentessa dell’organizzazione Zapatos Rojos, le assistenti di volo guidate da Cristina Poggesi con l’aiuto delle curatrici Monica Pirone e Michela Becchis, hanno avuto l’idea di rendere visibile l’ennesimo femminicidio perpetrato ai danni di donne lavoratrici. Vittime di una violenza inaudita, ovvero la privazione del diritto al lavoro, il 20 ottobre è stata una giornata di lacrime e disperazione in cui le mamme Alitalia, riunite in un flash mob, hanno rappresentato, nel silenzio più assoluto, la loro disperazione mettendo in scena una metafora per rappresentare il loro dramma: quello di donne spogliate della loro dignità che si tolgono la divisa per rimanere simbolicamente nude di fronte al mondo del lavoro che le ha scartate come rifiuti ingombranti. Spogliate di tutto, sono scese in piazza nella speranza di poter arrivare alle coscienze di tutta l’opinione pubblica oltre che a quella silente dei rappresentanti della politica italiana. Queste ex lavoratrici hanno rappresentato una morte annunciata, quella di tante donne la cui dignità non è stata rispettata, la morte di una intera classe lavorativa che rappresentava l’Italia in tutto il mondo, ma soprattutto la morte di chi non ha più voce sia a livello politico, che sociale e lavorativo.

di Silvia Amadio

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