Sotto le macerie

ColasuonnoC’è un evento naturale che in qualsiasi istante della vita può mostrarci il suo lato più crudele. Il terremoto.
Spesso non lascia scampo e spesso agisce e distrugge di notte, quando l’uomo è nel pieno del sonno, lo fa quasi per dispetto. A noi davanti a tanta forza della natura non resta che tanta impotenza e cercare una via di fuga nel pieno di una notte diventa una missione difficile, a meno che non si interviene con sistemi di costruzioni antisismiche che da anni sentiamo pronunciare dalle bocche degli esperti. Possiamo. Basta seguire i sistemi di costruzioni giapponesi per mettere in salvo buona parte del nostro paese, le nostre arti, i nostri beni, le nostre vite.
L’Aquila per l’ennesima volta doveva essere il punto di svolta, il crocevia di una ricostruzione a norma, l’inizio di ciò. Invece a distanza di pochi anni ci troviamo nuovamente a straziarci sulle morti dei nostri cari. Non è facile improntare un discorso del genere, ci vogliono anni, tempo e denaro, ma cominciare a prevenire è già una buona percentuale di cura.
Mi trovavo in Abruzzo nella mia piccola casa di villeggiatura a 20 chilometri di distanza in linea d’aria da Amatrice, la sera dopo aver riso mangiato e bevuto un bicchiere di birra in compagnia di amici ero rientrato in casa con mia moglie. Erano circa le 00,20 quando ci siamo coricati a letto e mai avrei immaginato che 3 ore dopo fosse accaduto l’inverosimile. Aver sentito la casa tremare a Roma quando ci fu la scossa di Aquila è stata un’esperienza traumatica, ma sentirla tremare ad un tiro di fucile dall’epicentro ti mozza il fiato. Nella quiete notturna di un piccolo paesino l’entità della scossa la vivi diversamente, ti senti il cuore in gola ed urli con una voce stridula da bambino perché è cosi che ti si riduce abbracciato a chi ti è vicino. Ho sentito i muri scrocchiare, sgretolarsi e cedere in quegli interminabili 60 secondi, la sensazione di assaporare quella terra fine che si sgretola tra le pietre di quelle mura, prima che arrivasse il finimondo ma che anche se hanno più di 50 anni sono consistenti , sono state costruite con un certo concetto con le misere possibilità di allora. Consistenti perché sommate ai precedenti terremoti, al terremoto di Aquila e di Amatrice, hanno resistito a quasi due minuti di oscillazione. Pensate. Fortunatamente è stata soltanto una mia sensazione, ma ho provato molta impotenza fino all’ultimo secondo quando quel treno nello stesso istante ha squarciato ogni casa al confine tra le Marche e il Lazio attraversandole, e seminando morte.
Improvvisamente tutto si ferma, restano soltanto i lampadari a volteggiare,e qualche oggetto in terra e fuggi in strada tra i volti dei paesani psicologicamente colpiti già dall’evento di Aquila in preda a crisi di pianto. Non avevo provato mai una paura cosi enorme. Siamo salvi. Vorrei che tutti si fossero salvati, e come una magia un nastro avrebbe potuto riavvolgere il filmato e vedere quei paesi tornare a vivere. Penso a tutti coloro estratti vivi con la bocca e gli occhi pieni di quella polvere che ancora sento sgretolarsi, li sotto a quelle macerie per ore, la loro non è stata una sensazione l’hanno provata veramente, sono vivi anche loro per miracolo. Per il resto le immagini ci documentano il tutto. Basta guardare Amatrice, Arquata, Pescara del Tronto, illica, ed Accumoli dall’alto di un drone per renderci conto che non c’è altro da dire. Le immagini nel loro silenzio raccontano il cordoglio.

di Roberto Colasuonno