Suor Tosca Ferrante, da poliziotta a suora continua ad aiutare le vittime di violenza

Suor Tosca Ferrante, 55 anni, superiora delle Apostoline, da giovane era nelle forze dell’ordine, oggi è incaricata del Servizio regionale per la tutela dei minori delle diocesi della Toscana.

Una notizia talmente ghiotta che l’hanno cercata ben otto emittenti televisive.

La suora-poliziotta, la religiosa che trent’anni fa arrestava i malfattori, oggi lavora perché nella Chiesa nessuno più abusi dei minori.

A lei questa etichetta sta un po’ stretta, anche se non rinnega nulla di quando, a 19 anni, decise di entrare in polizia.

Suor Tosca nel 2024 ha compiuto 55 anni, ha festeggiato i 25 di professione religiosa ed è stata eletta superiora generale delle suore Apostoline di Castel Gandolfo, l’ultima creatura del beato don Giacomo Alberione. Laureata in psicologia dopo la professione religiosa, oggi coordina il Servizio di tutela minori delle diocesi toscane e di quello diocesano di Pisa; spesso è in trasferta per tenere corsi di formazione per gli operatori pastorali, ed è stato proprio in occasione di un seminario a Pistoia, qualche giorno fa, che la sua storia di suora-poliziotta è stata “intercettata”.

Così dichiara: “Quando si pensa a una persona in divisa, con la pistola e manette, la si associa spesso a un potere e invece io ho vissuto l’esperienza in Polizia come servizio alla collettività. Mio padre faceva il muratore, è stato molto tempo all’estero, in Venezuela e in Germania e ha trasmesso a me e a mio fratello, che lavora nell’Esercito, il valore della giustizia e dell’aiuto al prossimo. Mia madre era casalinga, entrambi molto credenti, iscritti all’Azione Cattolica. Quindi sì, dopo il disorientamento iniziale, sono stati favorevoli alla mia scelta.

All’inizio sono stata a Roma, al Commissariato di Tor Pignattara. Dopo due anni e mezzo sono stata trasferita a Napoli, all’Ufficio stranieri. La sera andavamo negli alberghi a recuperare le prostitute per dar loro il foglio di via. Ho incontrato tante persone sofferenti: delinquenti, tossicodipendenti, giovani donne vittime della tratta, stranieri in attesa di permesso di soggiorno spesso vittime di raggiri: insomma tanta povertà, tanto vuoto e anche tanto male. E questo mi ha permesso di comprendere qual era la mia vocazione: ho sentito che Dio mi chiamava a donare tutta la mia vita.

La scelta della vita religiosa è stato un percorso, iniziato a 15 anni quando

andai a Castel Gandolfo, dalle Suore Apostoline, per un’esperienza estiva. Ho sempre continuato a frequentarle, anche durante i miei cinque anni di lavoro in Polizia. Un giorno mi venne chiesto di vigilare su un minorenne che aveva compiuto un furto, il primo della sua vita. Dopo un po’ che parlavamo, lui iniziò a piangere, era spaventato. Poi mi disse che aveva paura e voleva che gli dessi un abbraccio. Ma non potevo perché ero in divisa. Tornata a casa compresi cosa fosse giusto da fare per me.”

Ciò che accomuna queste esperienze è la dimensione della cura della persona, attraverso l’ascolto, per garantire a tutti di stare al mondo con dignità.

E la rete anti-abusi di Pisa e della Toscana funziona.

La chiave del servizio è la ricerca della verità e trovare strade perché ciò che è accaduto non accada mai più. Una strada è la formazione: molto del nostro lavoro è richiamare alla responsabilità dell’essere adulti coloro che operano in contesti parrocchiali. La fatica per i giovani è trovare punti di riferimento a cui guardare, adulti affidabili, maturi, che siano in grado di accompagnarli nella loro ricerca di senso.

E’ un incontro di anime, un bisogno primario di ciascuno, in un processo che richiede molto tempo e pazienza perché le ferite sono profondissime.

Anche solo lenirle, mitigarle con una parola o un abbraccio è ricchezza del cuore, da dare e ricevere al tempo stesso.

Stefania Lastoria