Caos e follia dell’Impero nell’era della tecno-scienza
Al di là dell’andirivieni di decisioni e contro decisioni su dazi e altre materie incandescenti, non possiamo realisticamente pensare che il presidente imperiale rinunci ai suoi progetti. Né dobbiamo attribuirgli la patente di pazzo. Certamente non lo è. Non nel senso individuale clinico-psichiatrico. La follia, in un senso più abissale, semmai, risiede in altro, e non in lui soltanto. Il vecchio Impero del Novecento sta ormai definitivamente irraggiando l’orizzonte con strida impazzite d’uccelli e i fiammeggianti toni cromatici del suo tramonto. Quelle striature rossastre nel nostro cielo sembrano un passaggio di staffetta storica a quelle aurorali della Cina sull’altra sponda dell’oceano.
Rimettere l’America al centro e al vertice del Neo Impero per Trump non è progetto da discutere, ma un’urgenza da realizzare ad ogni costo. Gli Stati clientes, secondo la concezione e pratica imperiale dell’Antica Roma, sono quelli periferici che sostengono il centro e ne sono sostenuti a loro volta. A differenza del tributo, obbligatorio, il dazio, come indica l’etimologia della parola, era un dare: spontaneo, libero, elargito dai clientes al patrono a seguito della floridità e fortuna dei propri traffici commerciali. Oggi questo non basta più. Da clienti gli Stati devono farsi attivamente e convintamente serventi. La tecno astronave ammiraglia deve rifulgere ricchezza, potenza e ordine interno assoluto difronte all’Impero del Dragone Cinese. Solo così la supremazia di civiltà d’Occidente può essere strutturalmente, definitivamente restaurata e tornare a prevalere, a sorgere incontrastata quale unica aurea stella planetaria. Come su quello di Carlo V d’Asburgo, neanche sull’Impero di The Donald I, il sole tramonterà mai. Lui è il Re Sole della nuova era tecno-informatica mondiale. È una realtà nel senso stretto di regalità. Il Re non è elevato, eletto, ma ascende di motu proprio, e come tale si auto pone e impone. Non c’è discussione. Né democratica, né d’altro tipo. Né dentro lo Stato Sole, né dentro gli Stati serventi. La libertà è espunta, quale frutto avvelenato del novecentesco ancien regime. Se essa continuasse a proliferare soprattutto i servanti, come si potrebbero costringere i suoi sudditi ad accollarsi sulle spalle anche costi e debiti dell’Impero centrale?
Questo è la follemente lucida visione di Trump per ridislocare la supremazia d’Occidente sull’inciviltà barbarica, improntata a dittatoriale, brutale dumping economico, sociale e ambientale praticata dal Turbo Dragone d’Oriente. Il quale, inoltre, è in fase di sorpasso tecno scientifico ed economico sull’intera area euro-atlantica. Esiste una visione alternativa che non sia altrettanto folle, non nel senso, però, della restaurazione di una configurazione di tipo monarchico solare? No, nel senso di un’alternativa che possa prescindere da un’altra grande attuazione mondiale di volontà di potenza. Le guerre in atto – ancora prima di Trump – non erano già un’espressione di una tale delirio nel ridefinire con la forza bellica gli equilibri del mondo? E attorno alla democrazia, alla libertà – proprio nel cuore dell’Occidente – non si sono già attuate delimitazioni, restrizioni, non solo legislative, ma anche di arretramento nei valori culturali, nei diritti civili e redditi sociali? Perché la vera follia, quella di potenza, prepotenza, oggi danzando lugubremente percorre la Terra, recando a tutti noi l’appello di destarci a un’altra possibilità di sguardo e parola. E questa può sorgere solo spontaneamente da ogni latitudine e longitudine del pianeta, come un vero libero dare: del pensiero, della scienza e coscienza all’intera esistenza. Perché non potrà più darsi neanche tecnologia e scienza se vengono minacciate le nostre stesse condizioni di sopravvivenza.
Riccardo Tavani